Pietro Cordona – “L’ascesa e la rinuncia”---puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2016 – pagg. 55 - € 8,00
Pietro Cordona è nato nel 1976 a Torino, città dove vive e lavora; nel 2005 ha pubblicato la prima raccolta poetica “Ritratti a tempo” (Edizioni Palomar, Bari). La seconda raccolta è “Racconti dell’attesa” (Novi Ligure, 2007).
“L’ascesa e la rinuncia” è preceduta da un poemetto senza titolo dal carattere programmatico, costituito da sette strofe.
La suddetta composizione è di carattere decisamente verticale ed è formata da sette strofe; in essa è presente una forte inquietudine esistenziale e un grande senso di angoscia.
Aleggia un forte senso della morte in tale poemetto connessa ad una corporeità dell’io – poetante vissuta morbosamente; vi si legge un forte senso di rinuncia (come dal titolo) alla solarità e vi si respira un’atmosfera kafkiana vaga ed indeterminata, pervasa da un alone di mistero.
Si ripete spesso, in questo testo introduttivo, il sintagma sono caduto e la parola dignità, come se il poeta, di fronte al dolore, temesse di avere perso la stessa dignità, in una caduta simbolica del suo essere.
L’io – poetante, neolirico in modo ombroso, vive la ricerca costante di se stesso, della propria identità, delle coordinate per uscire dalla nevrosi e dall’ossessione di un esistere al quale non si può né si deve rinunciare.
Allo scritto iniziale segue il testo composto da 25 frammenti numerati, tutti provvisti di titolo che,, per la sua unitarietà intrinseca, può essere letto come un poema.
Una netta linea di demarcazione divide il poemetto introduttivo dalla raccolta vera e propria, in quanto il carattere pessimistico del primo segmento, non si riscontra in L’ascesa e la rinuncia.
Finora abbiamo parlato di rinuncia, ma c’è pure una pars costruens a livello emotivo da parte dell’autore che, tramite lo strumento privilegiato della poesia, ricerca il seme di una vita che possa approdare ad un minimo di serenità, a una certa gioia.
Nelle 25 poesie la dizione è elegante e molto leggera e il tono è più disteso e venato da una certa solarità, rispetto alle poesie dell’incipit.
Qui il poeta riesce a trasfigurare in versi una visione armonica della vita e della parola stessa.
Il ritmo è incalzante e la forma è eterea e il poeta riesce a raffigurare anche la figura di un tu (probabilmente femminile) al quale si rivolge in modo calibrato ed empatico.
E’ presente una vera armonia nei versi, permeata da una vaga musicalità. In Via Sant’Antonio il poeta descrive un viaggio in macchina in compagnia di un interlocutore del quale ogni riferimento resta taciuto e, fatto saliente, il nostro dice attraverso le prime immagini che, mentre percorreva non solo svincoli vertiginosi a capofitto, non aveva paura.
L’atmosfera qui, come dicevamo, perde il pathos del brano poetico iniziale, tutto il suo sentimento del dolore, per trasferirsi i in un’aurea di quotidianità che si apre ad orizzonti e approdi più distesi.
Cordona riesce a produrre testi ben risolti, privi di cadute, e in “L’ascesa e la rinuncia” ci offre un’opera caratterizzata da una forte coscienza letteraria e da una chiarezza d’intenti. .
Chiude il libro lo scritto in prosa dell’autore, dalla forte componente autobiografica, intitolato “Agli addetti e ai non addetti ai lavori”.
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Raffaele Piazza
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