Salvatore Anzalone - "Geografia di sguardi" - Ed. Robin 2017 - pagg.120 - € 14,00 -
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A fior di sospensioni un viaggio attraverso luoghi , città , paesaggi , illuminazioni ci introduce pagina dopo pagina in un coloratissimo tessuto di visioni , a tratti impreviste , a tratti precise e dettagliate , tali da offrire le capacità pittoriche di un quadro . L’ eco che sussurra il sogno sembra essere il filo sottile che il poeta cuce e ricuce nel sorprendersi tra il fulgore dello sguardo e il docile planare dei contrasti , quando il suo peregrinare si ferma e sottovoce sussurra meraviglie , come la pioggia che cade sul ciglio accaldato e sorprende per la sua morbida presenza. Il desiderio di partecipare apre ad uno stile composto ed originale nel campionario variegato delle mille angolazioni che si propongono alle miniature. Qui la poesia è trasposizione della partecipazione agli incanti e alle malinconie che intendono incidere nelle proposte degli scatti , delle grazie gestuali , delle invenzioni vagamente sottese alla parola , al pensiero , all’incanto .
L’emblema romantico che una poesia cerca di percepire nel comporsi è oggi un gesto ascensionale che sale a cristallizzarsi nelle angolature , nei tondi perfetti che la razionalità dovrebbe lenire, incarnando qualche genere musicale che dalla improvvisazione ordinata inclina all’ascolto , nel tempo delle pulsazioni, fatte di ritmo , sonorità , fraseggio , intonazione , o ancora affabulazione tra la forma e il progetto segnato dalla traccia , che dura finché vibra. Il confronto estetico ha il modello della autenticità , che costituirebbe il problema dell’arte come oggetto di ciò che è posto nello stile delle idee, per quel che di nuovo potrebbe interessare la scrittura. L’oggetto è puramente intellettuale, ipotetico, irrimediabilmente contaminato dal giudizio sul bello, e la poesia necessita di una sua propria autenticità che sia il risultato dell’espressione manifesta e significativa.
A volo d’uccello dai portici di muffa di Bologna, che accoglie umida di pioggia , alle acque scintillanti di Mergellina , per una Napoli tutta da godere. Dagli oleandri che dividono il cielo di Palermo al soffio della brezza , all’azzurro di Lipari , con la baia folgorante. Dai silenzi che trascinano pensieri di Salina alle arrotolate alghe di Lampedusa . Dalle nostalgiche rondini di Cracovia alle chiese coronate dal sole di Madrid. Dalle nostalgie di Amalfi alle vette , alle valli , alle praterie del Brennero. Dall’onda impetuosa dello stretto alle luci traverse di Lucca. Dal mormorio di Malaga alle voci di San Giovanni in Laterano. Versi che appartengono al sussurro , al segreto senso delle meraviglie che il viaggio offre alle avventure di un cantore.
Il quadro è tutto rappresentato da una delicata sensualità, che sembra rimandare , per il suo stile , alle scelte di una natura ancora da scoprire , ove la bellezza si fonde con la polvere e il vento , o l’impatto risuona di incredulità e sospensioni. Anche quando dilegua l’armonia creata dal panorama ecco che il contatto suscita affanno e perplessità per una realtà imprevista. ----“Borgo di Roma sacrale” – San Giovanni in Laterano/ cinque navate di bellezza/ e un fascino a perdifiato;/ dalla parte opposta della strada/ con le mani attaccate agli zigomi/ ad alta voce urlava/ il nome di sua madre/ un bimbo con la maglietta sporca,/ suo fratello più grande, capelli unti,/ chiedeva con occhi birichini/ carità.---
Alcuni frammenti oscillano fra le immagini , cercando il sorriso di una compagna che si intravede tra le riga , nella coerenza di trasparenze che conquistano spazi e vigore , anche nell’ascoltare “discorsi ingombranti e con uno slancio abbracci indefiniti, senza parlare”. La donna non viene incisa nei versi con i dettagli della presenza , ma essa appare e non appare , come un’ ombra determinata che dipinge “sconosciuti domani”. Custodisce la figura sussurri lievi rinchiudendo quell’istante che il cielo risolve.
Muovendosi asciutte e scabre le pagine di Anzalone conquistano gli accenti , e le scene dispongono di una partecipazione al movimento che diventa racconto ed abbraccio , tratteggio dalle linee limpide e apparizione per sorprese. “Un ronzio di api accerchia/ un roseto fiorito e piccole finestre/ si aprono sulla valle chiusa a imbuto,/ arriva l'odore di salvia e lavanda/ e gli archi tra le porte abbracciandosi/ trattengono la gioia di un padre/ che bacia suo figlio, tornato dal servizio militare.”
Qui non abbiamo problemi filosofici da sciogliere o indicazioni metafisiche da sottoporre a giudizio, ma rincorriamo una panoramica squisitamente elementare , realizzata nella semplicità del dettato , ove il discorso poetico ha la sua cromatica architettura in un equilibrio che consente ampio dispiegamento dei dettagli , tenuti insieme dal carattere tridimensionale della scrittura stessa.- La poesia di Anzalone , nella dimensione della ricerca e nei tentativi di elaborazione di una forma personale compensata dalla cultura, è fedele ad un linguaggio spoglio da ermetismi , saldamente ancorato alla migliore tradizione novecentesca , in quella tensione che trae origine dal passato per proiettarsi rapidamente nel futuro , sereno e lucido. E non è poca cosa in un’epoca segnata da fretta, superficialità , approssimazione, disincanto , assenza di ideali , il cercare di recuperare un’attitudine sperimentale capace di utilizzare e variare i codici espressivi, senza trascurare contenuti . ---
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ANTONIO SPAGNUOLO
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