Anna Cacciatore – L’eco del tempo---- Pagine – Roma – 2017 – pag. 79 - € 23,00
Anna Cacciatore ha insegnato per quasi quarant’anni letteratura italiana e latina nei Licei e scrive poesie fin dall’età giovanile. Solo dopo la pensione si è dedicata a mettere un po’ d’ordine tra le sue carte pubblicando due raccolte di poesie: la prima nel febbraio 2007, Il pozzo del cuore, la seconda nell’estate 2009, intitolata A tratti. Inoltre, con la casa editrice Pagine, ha pubblicato alcune poesie sull’agenda letteraria Le pagine del poeta (2008, 2009, 2010) e sulle antologie: I poeti contemporanei (2012, 2013), In linea con la poesia (2012) e Parole sparse (2013).
Cifra essenziale della poetica di Anna Cacciatore è quella di un’inesausta ricerca consapevole di una forma neo lirica che sfiora continuamente la linearità dell’incanto in una maniera che si potrebbe definire soave.
Una dolcezza si evince nella maniera della poetessa nel suo mettersi in relazione con l’amato, i figli e i nipoti attraverso un discorso che vede al centro il passare delle generazioni attraverso il tempo, la durata che solo la poesia può fermare tramite l’attimo heideggeriano nel quale le immagini si rivelano tra prima e dopo, in una feritoia atemporale che ci restituisce il senso.
Ma il gioco apparentemente semplice si fa complesso perché nel sensibilissimo mondo interiore della poetessa, che si fa esteriore attraverso i versi, entra in scena la natura con paesaggi idilliaci e si svelano anche oggetti come palazzi misteriosi ed antichi ammirati nella loro purezza di forme, che divengono correlativi ancora una volta del tempo stesso che passa inesorabilmente.
Da notare che le composizioni sono state scritte tra il 1960 e l 2013 e che a questo proposito è doveroso mettere in luce che le poesie seguono un continuum attraverso uno strutturarsi dei tessuti linguistici che non presenta variazioni notevoli.
Quindi la vita diviene degna di essere vissuta proprio perché la poesia può immortalarla attraverso fotografie di parole che sono le poesie stesse che scaturiscono dal pozzo del cuore, per usare un’immagine della Cacciatore stessa, o dal pozzo dell’anima attraverso il suo trasferirsi nei sensi.
Lo stile del poiein di Anna è nitido e cristallino e i sintagmi si sdipanano con una chiarezza associata a nitore e armonia che sottende una complessità degli intenti nel loro inverarsi sulla pagina.
Tramite visione e memoria con leggerezza decollano i versi sulla pagina e c’è un ottimismo di fondo nella poetica dell’autrice che da ogni situazione della sua esistenza che si effonde dal suo io, riesce a cogliere sempre i lati, gli aspetti di segno positivo e gioioso.
Nonostante molti componimenti siano pervasi da una vaga malinconia dovuta alla consapevolezza del limite che è tout-court quello della brevità della vita stessa, c’è sempre una possibilità di redenzione, e per questo la poesia è salvifica, perché ci si può stupire di continuo attraverso la contemplazione che dai sensi passa nella psiche e si fa parola detta con urgenza.
E così, come dal titolo della raccolta, il tempo stesso si fa eco e così viene riattualizzato attraverso una memoria involontaria che non è vana e dolorosa nostalgia ma possibilità di riavvolgere il filo e giungere in modo disincantato ad una sorgiva provenienza, rivalutando momenti forti nel loro fondersi con il presente.
Per esempio, in Terrazza napoletana l’autrice rivive il suo essere ragazza quando con i coetanei si riuniva per sentire i grandi parlare mentre guardava paurosa salire le lucertole sul muro.
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Raffaele Piazza
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