giovedì 22 marzo 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARISA PAPA RUGGIERO

Marisa Papa Ruggiero – Jochanaan
Giuliano Ladolfi Editore – Borgomanero (No) – 2017 – pag. 53 - € 10,00


Marisa Papa Ruggiero ha attraversato percorsi di scrittura creativa, con particolare riguardo alla ricerca poetica sul linguaggio, affiancati ad attività pittorica e didattica, dapprima a Milano, poi a Napoli dove attualmente vive.
Ha pubblicato otto libri di poesia, tra i più recenti: "Passaggi di confine", 2012 e "Di volo e di lava", 2013. Tra i lavori in prosa: "Le verità bugiarde e alcuni libri d’artista". Suoi testi poetici sono stati rappresentati come eventi scenici in siti archeologici (Napoli, Cura, Bacoli, Siracusa).
Ha pubblicato testi poetici., critici e in prosa in riviste italiane ed estere (“Gradiva”, “Offerta speciale”, “Risvolti”, Lettera internazionale”, “L’area di Broca”, “Caffè Michelangiolo”, “Poesia”), in siti web, in blog letterari, in raccolte antologiche e in rassegne d’arte sia italiane che estere. Suoi testi sono stati tradotti in inglese e in francese.
Ha fondato, con altri, alcune riviste letterarie, la più recente è “Levania”, rivista di poesia edita a Napoli di cui è redattrice.
Jochanaan, il libro della Ruggiero che prendiamo in considerazione in questa sede, è illustrato in copertina da un particolare del dipinto Verso l’ombra, opera che raffigura un intenso e misterioso volto di donna contornato da una cascata di capelli, quadro che bene s’intona per la sua essenza misterica a quello che per la sua natura può essere considerato un poema.
Il testo presenta uno scritto introduttivo di Giulio Greco intitolato Planare su spazi vulcanici e una nota della stessa autrice.
Per entrare nello spirito dell’opera riportiamo l’incipit della suddetta nota: - “Mi sono affidata a piani scenici modellai sulle necessità dell’immaginazione, tutti eccentrici rispetto all’asse narrativo. Ho lasciato tuttavia, in vista alcuni riferimenti riscontrabili alla tristemente famosa reggia giudaica sul mar Rosso, teatro di un evento biblico ben collegato nella casella mnemonica del sapere storico, sul cui fondale si proiettano delle stilizzazioni drammatiche allucinate che ostinatamente cercano di sgrovigliarsi dagli stereotipi di una iconografia fin troppo abusata in sede drammaturgica e filmica” -.
Quindi si tratta di un lavoro molto composito e articolata, frutto di una lucida e acuta coscienza letteraria.
Marisa pratica una poetica che ha per cifra essenziale quella della determinazione del mistero e dell’indeterminato e non a caso il testo è imbevuto di misticismo naturalistico e da venature neo orfiche.
Il poema è costituito da vari segmenti senza titolo molto densi a livello metaforico e sinestesico.
Predomina fortemente il tema della corporeità, della fisicità dell’io-poetante che appunto diviene parola insieme alla tematica della metamorfosi.
Fortissima è la densità semantica, metaforica e sinestesica che si riscontra nei versi che sgorgano l’uno dall’altro in lunga ed ininterrotta sequenza.
L’io-poetante è inserito in una natura numinosa e l’andamento del discorso ha un andamento teatrale.
E’ costante un tu al quale l’io-poetante si rivolge con insistenza, figura che resta nell’indistinto con i pochi riferimenti su di lui che vengono detti in modo velato.
Così la poeta produce un poema che diviene tout-court esercizio di conoscenza proiettato in un cronotopo ancestrale di tipo biblico e, come scrive Giulio Greco, vi sono libri come questo in cui la parola poetica mette in scena un teatro di figure della mente gravide di attesa, di tensione, di pathos che contagiano chi legge.
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Raffaele Piazza

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