“Distanze”
Una voce declassata
da amica a conoscente
Una storia che sta in un vassoio
una città come un piano inclinato
Ti chiedi lo sa questa pioggia
che sta cadendo qui e ora in Turingia
mentre tu a Roma spicchi il volo
A volte le voci degli scomparsi
si aggrumano in bolle a mezz’aria
e poi cadono frustandoci il dorso
come grandine antica e pagana
***
“ * ”
L’ultimo incontro
esistevano ancora
il Politburo e le sale d’aspetto nelle stazioni
l’advocaat in vetrina al Bar Fontane
e i sedili di vellutino nelle vetture
di prima declassata
I tetti delle case avevano un tono allegro
di glassa e di cappelli da gnomo
nette le linee di gronda e netto il limite
del cielo
Di te ho solo ricordi non memoria
e per ritrovarla ora ti attendo qui
sulla siepe dei giorni
***
“ * ”
Ho male alla mia casa
è una casa di libri e tranelli
di angoli pulsanti e transiti di voci
di gonfi specchi e nascoste ferite
basta un soffio lì dentro e i dorsi
dei libri sugli scaffali ondeggiano
si avvicinano e si allontanano
come sipari manovrati
da un macchinista accidioso
*
RICCARDO CAMPION
Bella poesia Antonio, piano piano, me lo leggo tutto, questa mi è piaciuta subito, una parola si mangiava l'altra e sono arrivato al termine "accidioso" che non me ne sono accorto, significa che mi avevi rapito con le tue parole. Mi conosco.
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