Monia Gaita – Moniaspina---Edizioni L’Arca Felice – Salerno – 2018 – pag. 39
Monia Gaita è nata ad Imola il 7 novembre 1971 ma ha sempre vissuto a Montefredane, paese d’origine in provincia di Avellino.
Tra le sue pubblicazioni menzioniamo Rimandi, commistione di poesia e prosa, cui seguono le raccolte poetiche Ferroluna, Chiave di volta, Puntasecca e Falsomagro.
Redattrice di Sinestesie collabora attualmente a Guidalibri, mensile dell’editore Guida.
La plaquette di Monia Gaita, che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta uno scritto introduttivo di Mario Fresa intitolato Se la parola esplode e si rinnova e alcuni interventi visivi inediti di Giovanni Spiniello dedicati alla poesia dell’autrice.
Ai testi seguono delle note esplicative della Gaita sui componimenti stessi e nella parte finale del volumetto s’incontrano una serie di domande di Fresa a Monia con le conseguenti risposte della poetessa nel brano intitolato “Mario Fresa versus Monia Gaita”.
La raccolta è costituita da diciannove poesie tutte fornite di titolo e suddivise in strofe.
Come scrive con notevole acribia lo stesso Mario Fresa l’esemplarità e la forza della scrittura poetica di Monia Gaita si fondano sulla sostanza di un gioco proteso alla fuga continua, all’irrequietezza di una mobilità sinuosa e nervosa che mai conosce il muro di un ostacolo.
È intrigante che in quarta di copertina sia riprodotta una poesia dell’autrice vergata con la sua stessa scrittura chiara e tondeggiante, elemento che dà fascino nell’accedere del lettore all’universo creativo di Monia.
Da notare che questa poesia, che è senza titolo, non presenta nessuna cancellatura, nessuna correzione.
Inoltre si tratta di un componimento che riflette sulla poesia stessa, quasi una dichiarazione di poetica a partire dal suo incipit: - “Quando scrivo/ finisco col consultare/ il programma dei fuoriprogramma/ e spesso mi ritrovo/ nel profusamente sparso/ di ciò che non volevo…” -.
Stilisticamente tale testo per la sua luminosa chiarezza diviene un unicum rispetto a quelli della raccolta che sono molto complessi e quasi criptici, permeati da sapienza e sensualità nelle loro immagini.
La scrittura in Moniaspina raggiunge una certa magia della parola tramite la densità metaforica e sinestesica del dettato.
Si tratta di un linguaggio anarchico che sfiora spesso l’alogico e dalle immagini trasudano luminosi misteri
La poetessa produce anche delle parole da lei coniate per assemblaggio di diversi termini tra loro come lunghebbromagre.
Il testo presenta una bellezza vaga e numinosa e a tratti affascinante grazie ai numerosi effetti di straniamento e sono inserite parole concettuali che danno pregnanza e profondità al libro.
Da notare la presenza del tema della corporeità in commistione con quello della vena intellettualistica: così avviene che la fisicità stessa si fa parola per un consapevole intento dell'autrice-
RAFFAELE PIAZZA
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