Loris Maria Marchetti – "Il prisma e la fenice"---Editrice Forum – Forlì – 2018 – pag. 103 - € 12,00
Loris Maria Marchetti (Villafranca Sabaudia 1945) ha all’attivo una ventina di opere poetiche, spesso premiate, due volumi di racconti, un romanzo breve e alcune raccolte di elzeviri e prose varie.
Cifra essenziale di "Il prisma e la fenice", la raccolta di poesie del Nostro che prendiamo in considerazione in questa sede, caratteristica che emerge anche in altre sue opere, sembra essere quella dell’ironia, qualsiasi siamo le tematiche toccate dall’autore, che sono molto eterogenee.
Il testo presenta una nota di Angelo Jacomuzzi sulla quarta di copertina.
Il libro è complesso e accuratamente strutturato architettonicamente ed è scandito nelle seguenti sezioni: "Approssimazione alle cose materiali e immateriali 1, Approssimazione alle cose materiali e immateriali 2, Approssimazione alle cose materiali e immateriali 3, Intermezzo di appunti e/o epigrammi, L’amore e dintorni1, L’amore e dintorni 2, L’amore e dintorni 3".
Come scrive Giorgio Bàrberi Squarotti nella prefazione ricca di acribia la poesia di Loris Maria Marchetti ha l’agio superiore di un’eleganza fascinosa, che si manifesta su sfondi di laghi e bene ordinate campagne, di ricorrenze e di feste canoniche, di interni caldi e sontuosi fra compagnie elette e giovani, di raffinate musiche: coglie cioè le sue occasioni in spazi ben compartiti e sapientemente arredati, come per un vivere un poco distaccato, da grande “dilettante” di sensazioni e di esperienze.
Marchetti si esprime con una forma e uno stile eleganti e misurati e tutti i versi sono ben controllati.
È una parola pronunciata con urgenza raffinata e ben cesellata, quella con la quale si esprime l’autore, che s’invera sulla pagina tra detto e non detto tra chiarezza ed effetti stranianti.
L’io poetante è molto autocentrato nel suo ripiegarsi su se stesso ed è una poetica della riflessione quella espressa.
Siamo hic et nunc gettati nel mondo, uno scenario ricco di promesse e possibilità e spetta a noi sotto specie umana cercare le coordinate per giungere all’equilibrio che sottende la felicità, gioia possibile soprattutto nell’inverarsi dell’amore, sentimento che pare anche legato ai luoghi visibili come in Blues quando il poeta esprime il suo rammarico per avere lasciato un lago, lago che insegue l’autore come un ricordo incancellabile.
Una natura rarefatta emerge spesso nelle composizioni come, per esempio, in Cielo di Parigi, poesia in cui il cielo stesso è visto come una chiusura sul poeta e il suo interlocutore, quasi un immenso tetto sulle cose.
Nel cronotopo, nella natura idilliaca, che segue una linearità dell’incanto con improvvise illuminazioni, quando l’aria dei monti si uguaglia alle piante, alle foglie che nascono e sembrano sorridere, lo stesso tempo muore, dice magistralmente il poeta, quasi come se si entrasse nella dimensione atemporale dell’attimo, cosa che può avvenire solo in poesia e questo Marchetti lo sa bene.
La tematica amorosa ed erotica è centrale in questo autore che attraverso l’approccio al suo poiein nelle poesie sentimentali, proprio nello scriverle, trova un’arma efficace per raffinare la sua capacità d’amare e se l’amore è spesso pathos e sovente gli amori finiscono, può divenire anche felice come una folgorazione, un’epifania, un’apparizione nel momento dello scorgere improvvisamente l’amata.
Qui la vita si restituisce in poesia e tutto è nello stesso tempo svelato e presunto come in una magica alchimia di parole che rendono forti emozioni.
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Raffaele Piazza
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