domenica 22 luglio 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = ROBERTO MAGGIANI

Roberto Maggiani: “Angoli interni” – Ed. Passigli – 2018 – pagg.144 - € 16,50
La più recente raccolta di Roberto Maggiani, “Angoli interni”, altro non appare se non un fascinoso ed ardente tragitto che parte dalla sedimentazione del tempo attraverso lo scorrere dei secoli e avvolge il contemporaneo ricco di conseguenze sociali e umane , che si avvicendano nella ricerca della scienza esatta e puntuale. Scene luminose di un film nel quale ciascuno di noi appare nella sua parte per fotogrammi precisi, in cui tutte le azioni sono sospese all’imprevisto, pronte a sparire o riapparire a seconda delle rapide cuciture.
La poesia non rinuncia alla ricerca, a esplorare campi di forze e luoghi , a tracciare linee, a raccogliere indizi, a misurare, a rilevare, come avviene nella corsa contro il nulla, cellula nascosta in “Angoli interni” – “Che cosa occorrerà intendere, allora, per «angoli interni»?- Scrive Annamaria Curci in rete - Con buona approssimazione, a me pare che il nome indichi sia l’insieme dei dati sensibili ed empirici a disposizione, sia lo spazio che l’umano – pensiero carne ossa pulsioni – dilata e condensa in dialettica perenne, non di rado ironica (Invenzione) con il divino, o meglio, con i poli di causalità e casualità, cosmo e caos.
Cardine e motore sarà dunque l’apparente dualità di scienza e poesia, sintetizzata, come rivela il titolo della terza delle dodici sezioni che compongono il libro, dalla platonica (Simposio) immagine della mela, delle sue metà divise e dell’anelito a ricongiungerle, a ricongiungersi”.
Le attese si intrecciano agli incanti degli attimi , in sorprese che si sciolgono negli istanti in cui l’arpione diventa sguardo , incredulo sospetto del divenire delle linee che lo sguardo stesso riesce a sorprendere. Allora la purezza attraente del nudo può diventare vertigine in versi che disciolgono “I cerchi concentrici/ delle pupille e degli iridi/ le ellissi delle ciglia / e le tangenti delle sopracciglia/ fino alla curva insolita/ della tua capigliatura nera/ sono riflessi della geometrica/ di una bottiglia di spumante/ da stappare col botto/ mentre strizzo gli occhi/ nell’attesa.” -- L’umano – Homo, come incide il titolo della seconda sezione – è “tasca del cuore” nelle distanze che oggi lo sospendono da secoli di sopravvivenza, in una manciata di minuti che affianca gli umori, che accomuna le figure , che apre e chiude con maestria quel verbo intento a scivolare nel futuro. E il poeta ha coscienza dell’oggi attento ad affondare il piede “tra stecchi e foglie secche/ che accendono i colori” , per appropriarsi definitivamente del senso del vivere nel gioco di “orpelli e giusitificazioni”.
Maggiani affida la scrittura alla pagina con la esperienza solida della sua conoscenza scientifica, linguaggio sobrio e misurato nella proiezione delle metafore e dei rimandi , stesure preziose nella chiarezza del tema. “Maggiani sa bene, da cultore delle scienze esatte, - scrive Deidier nella prefazione – che si tratta di un mito, ma da lettore sa che ogni mito è la sostanza di cui ancora oggi s’impregna ogni nostra costruzione del mondo . Di un mondo che ancora vorrebbe sorprenderci. Con questi nuovi versi si ricompone idealmente un’antica scissione , quella tra Scienza e Poesia, due metà di una sola mela (ancora un residuo di mito platonico) e di fronte alla variabile (incognita?) Dio , l’homo sapiens non può che riaffermare la propria libertà creativa, il pieno arbitrio poietico , rivelandosi in definitiva come il vero faber , come il demiurgo di sé stesso. Come il regista dei propri stimoli.”
ANTONIO SPAGNUOLO
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1 commento:

  1. Grazie caro Spagnuolo per la sua attenzione critica. Un carissimo saluto.

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