Raffaele Piazza – Del sognato – La Vita Felice – 2009 – pagg. 71 - € 10.00
La parola di Raffaele Piazza ha acquisito la grande capacità – frutto di un lavorìo artigianale che ha affinato il talento naturale – di rendere visibili le emozioni. Non soltanto consegnandole alla pagina nella purezza della loro essenza ma soprattutto definendole con leggera precisione fin dal loro nascere, seguendole nella curva dell’esistenza negli esseri umani, cogliendole al tramonto delle disillusioni. È un poeta che ha assunto il linguaggio lirico come categoria interpretativa della realtà, trasferendo il suo mondo nei versi e indicandoli così come l’autentico luogo della vita: il nome che egli dà alle cose diventa la cosa stessa.
La raccolta “Del sognato” (La Vita Felice, pagg. 68, euro 10, con una nota critica di Gabriella Fantato) appare l’approdo di un percorso avviato nel 1993 con “Luoghi visibili” e poi proseguito nel 1994 con “La sete della favola” e nel 1998 con “Sul bordo della rosa”, titoli che hanno fatto di Piazza una delle figure più interessanti della scena letteraria non soltanto napoletana. “Del sognato” si compone di due parti: “Mediterranea” e appunto “Del sognato”. A un’osservazione esterna, su un paesaggio naturale che spazia da Capri a Napoli alla ricerca di rotte domestiche a cui affidare i messaggi dall’esilio, segue una sezione caratterizzato da uno sguardo più intimo che segue una sorta di educazione sentimentale di Alessia, archetipo femminile di una giovinezza rivissuta attraverso i suoi bronci, le mutandine nere intraviste, gli appuntamenti d’amore al Virgiliano, le passeggiate, la sensualità del ricordo, la constatazione del male del mondo. Raffaele Piazza compone per lei un canzoniere postmoderno, tra l’invadente internet e il suo corpo nudo che si mostra come estrema epifania di bellezza: è un profilo che si anima in un orizzonte sognato, balena nella nebbia della memoria o forse non c’è mai stata. È il mito della giovinezza, come sottolinea Fantato, che riempie il vuoto dei giorni e li rende sopportabili: una passione sfuggita che attraverso le parole di Raffaele Piazza si concreta e si fa visibile. È un’assenza dolente, qui compagna di un viaggio che prosegue.
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Generoso Picone
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