Andrea Testa – Sottovoce---puntoacapo Editrice – Pasturana (Al) – 2018 – pag. 111 - € 15,00
Andrea Testa è nato a Lecco nel 1972. Vive da sempre nella provincia comasca. Sottovoce è la sua raccolta d’esordio.
Il libro presenta una postfazione di Paolo Artale acuta e sensibile.
Come scrive il critico questo è uno di quei libri che assomigliano alla soglia di una casa non conosciuta, la quale si passa in punta di piedi per troppa paura di essere indiscreti.
Il testo, che non è scandito, per la sua unitarietà formale e contenutistica potrebbe essere considerato un poemetto, un mosaico in cui le composizioni spesso brevi sembrano esserne i tasselli che, nel loro complesso, rimandano ad un’entità più vasta e articolata fondendosi tra loro.
L’io poetante è molto autocentrato e si svela intimisticamente infatti, come è messo in rilievo da Artale, il termine più ricorrente nei testi è “anima” elemento che presuppone un ascolto e una deferenza interna che si esprime davvero sottovoce.
Non a caso nella poesia eponima nella quale viene ripetuta anaforicamente proprio la parola “sottovoce” si compie un vero scavo nell’interiorità quando il poeta dice con urgenza un dolce sussurrare di parole che avviene guardandosi negli occhi per poi trovare pace.
Nel suddetto componimento viene detto anche il sognare tra la nebbia di silenzi assordanti, restando alzati a lungo a respirare, a condividere il piacere con una canzone masticata tra le strofe, cercando un tempo per immergersi di luce e sorprendersi a capire.
In questa composizione domina l’ottimismo che emerge anche dal presunto relazionarsi del poeta con un tu del quale ogni riferimento resta taciuto e che potrebbe essere la persona amata (guardandosi negli occhi).
Altre volte il rivolgersi al tu è più esplicito come in Di te, poesia vagamente epigrammatica: - “Di te/ io terrei /solo un ricordo/ Un’immagine/ perfetta, / svuotata di significato/” -.
Si respira una vaghezza nelle poesie di Testa permeate da una bellezza neolirica solo a tratti, con accensioni subitanee, mentre il tono dominante sembra essere quello che esprime una poetica intellettualistica.
Pare esserci una straordinaria tensione verso la felicità che si raggiunge solo con l’amore corrisposto.
E a volte a proposito delle sofferenze amorose si tocca il baratro come in Uccidimi: - “Uccidimi/ se non sei in grado/ di salvarmi, / risparmiami l’agonia/ di non averti/ accanto. / Uccidimi/ sbattendomi in faccia/ un uovo amore/ con cui non so competere/ nemmeno quando muoio” -.
In bilico tra gioia e dolore dunque il poiein di Andrea e nel suo narrarci l’anima è sottinteso che la forza magmatica dei versi leggeri icastici e luminosi emerge da un inconscio controllato.
A volte l’anima trova riappacificazione con la realtà e sintonia con essa come in Anime candide, uno dei componimenti più alti: - “Nel silenzio di un sorriso, / nel clamore/ di uno sguardo, / corde silenti/ tornano a vibrare/ perché le anime candide/ guardandosi negli occhi/ si vedono attraverso/ e le parole/ come brezza sottile/ le accarezzano soltanto” -.
Quindi una vena che sottende una partenza dall’immaterialità, quella della poetica di Testa come in Punti di vista: - “Guardami dentro/ ma non ti sporgere troppo/ non vorrei che poi/ ti perdessi”. -
Anche l’ironia è tipica in questi versi veramente molto condensati e magici.
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Raffaele Piazza
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