domenica 16 settembre 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIUSEPPE VETROMILE

"Percezioni dell’invisibile"---Antologia poetica a cura di Giuseppe Vetromile
Con fotografie di Gabriella Maleti--Edizioni L’Arca Felice – Salerno – 2018 – pag. 71

Il senso di una nuova antologia, come quella che prendiamo in considerazione in questa sede, va ricercato innanzitutto nella selettività del Curatore della stessa (in questo caso Giuseppe Vetromile) nello scegliere i sette poeti inclusi che, esprimendosi in maniere differenti, raggiungono in modo incontrovertibile esiti estetici alti.
I sette poeti antologizzati sono in ordine alfabetico Lucianna Argentino, Pasquale Balestriere, Floriana Coppola, Giovanna Iorio, Ketti Martino, Cinzia Marulli Ramadori e Marco Righetti.
Il filo rosso che guida l’opera vista nel suo insieme è quello della tematica delle percezioni dell’invisibile che si traducono in poesia, come afferma nella prefazione densissima e ricca di acribia lo stesso Vetromile.
Il testo è strutturato con la presenza iniziale della suddetta introduzione di Vetromile alla quale seguono le sillogi delle poesie precedute da un commento del curatore e poi vengono le note biografiche sugli stessi autori.
Sono presenti per illustrare il volume quattro fotografie di Gabriella Maleti.
Antologia dal titolo così sfumato e vago (Percezioni dell’invisibile) e nello stesso tempo accattivante e addirittura intrigante, come scrive il curatore.
L’invisibile stesso, nelle sue percezioni, nella sua vaghezza, è l’etimo sul quale le cinque poetesse e i due poeti sono stati invitati a dare le loro testimonianze in versi.
Argomento elusivo quello dell’invisibile da percepire che diviene forte nell’opera curata da Vetromile proprio perché si tratta di un’antologia poetica e in quanto proprio grazie alla poesia l’uomo può scrutare l’invisibile.
Come fa intendere il curatore, che cita Novalis, il quale affermava che la poesia ha molto in comune con il misticismo perché rappresenta l’irrappresentabile, vede l’invisibile, sente il non sensibile, l’arte e in genere tutta l’attività creativa dell’uomo è sempre una progressione, tesa ad un cammino inarrestabile e mai regredibile, verso l’irraggiungibile: è la ricerca che conta, molto più del “ritrovamento”.
La poesia e l’arte in generale hanno la loro genesi in profondità che il giorno non conosce e tendono a far venire alla luce frammenti di realtà che si avvicinano, tendono con tutte le loro forze all’invisibile che non può essere raggiunto in nessun modo perché non ha limiti.
L’inconscio controllato diviene quindi la provenienza dalla quale scaturiscono i versi ante rem prima della cosa che si vuole rappresentare e che non è attingibile, ente al quale ci si può solo approssimare e che viene a coincidere con l’invisibile stesso che è ineffabile.
L’intuizione poetica diviene per i poeti e le poetesse coinvolti momento essenziale per fare decollare i versi sulla pagina nell’autocoscienza che si tratta di una tensione fortissima ma che la meta può essere solo avvicinata tramite parole dette con urgenza in un contesto di consapevolezza.
E qui viene in mente ed entra in scena il tema del tempo che tiene in scacco la vita e che solo la poesia nel cogliere e cogliersi nell’attimo, feritoia atemporale, può superare e proprio nel momento dell’attimo ci si approssima maggiormente all’inattingibile invisibile.
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Raffaele Piazza

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