lunedì 24 dicembre 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO

Antonio Spagnuolo – "Attese"--Portofranco – Taranto – 1994 – pag. 47 - s.i.p.
Antonio Spagnuolo è nato nel 1931 a Napoli dove vive. Poeta e saggista, è stato redattore
negli anni 1957 – 1959 della rivista “Realtà”, diretta da Lionello Fiumi e Aldo Capasso,
ha fondato e diretto negli anni 1959 – 1961 il mensile di lettere e arti “Prospettive
letterarie”. Condirettore della rivista “Iride”, fondatore e condirettore della rassegna
“Prospettive culturali”, ha fatto parte della redazione del periodico “Oltranza”.- Ha
pubblicato numerosissime raccolte di poesia, per le quali ha riportato diversi prestigiosi
premi, e varie opere in prosa. Ha curato alcune antologie ed è presente in numerose
mostre di poesia visiva nazionali e internazionali. Collabora a periodici e riviste di varia
cultura. Attualmente dirige la collana “le parole della Sybilla” per Kairòs editore e la
rassegna “poetrydream” in internet (http://antonio-spagnuolo-poetry.blogspot.com).
Tradotto in francese, inglese, greco moderno,iugoslavo, spagnolo.
Della sua poesia hanno scritto numerosi autori tra i quali A. Asor Rosa nel suo “Dizionario
della letteratura italiana del novecento” e nella “Letteratura italiana” (Einaudi).
"Attese", il libro di Spagnulo che prendiamo in considerazione in questa sede, è
stato edito nel 1994 e il riferimento a questa data è il punto di partenza nel prendere in
esame il poiein di Antonio nel corso del tempo, la sua poetica che ha attraversato varie
e diversificate stagioni nella lunghissima militanza del Nostro come poeta nel
panorama letterario italiano e internazionale.
In generale si può affermare che la cifra del discorso di Spagnuolo, che
inizialmente era improntata ad una forte dose di elementi anarchici ed anche tout-court
alogici, che si configuravano attraverso preziosi sperimentalismi sempre originali, è
andata gradualmente verso il risultato di una maggiore chiarezza dei dettati sempre
altissimi e luminosi.
Costante è rimasto il tu al quale il poeta si rivolge con parole pronunciate con
urgenza, un’interlocutrice femminile forte.
Tutte le fasi creative improntate sempre ad un rigorosissimo controllo dello stile
e della forma hanno per comune denominatore che le sottende l’inesauribile e
inconfondibile voce dell’autore che è unica sempre in ogni caso nel suo creare metafore
fulminanti con accensioni e spegnimenti spesso memorabili.
L’icasticità che connota i dettati scattanti e armoniosi è una costante nel discorso
portato avanti dal nostro insieme ad un innegabile intellettualismo nei versi che porta
ad effetti stranianti e ad una forte dose d’ipersegno.
Attese, suddiviso in trenta poesie numerate e senza titolo, potrebbe essere letto
come un poemetto e qui lo stile di Spagnuolo è diverso da quello della sua copiosa
produzione recente.
Infatti in Attese le immagini sembrano affiorare da un inconscio armonizzato che
crea atmosfere di una forte tensione emotiva pur nella coerenza della consequenzialità
dei versi che sgorgano spesso gli uni dagli altri giocati con efficaci tastiere analogiche.
L’erotismo pare essere uno dei temi dominanti in Attese e in un verso molto
efficace il poeta afferma: il terrore è me stesso; poi aggiunge in quel frangente di essere
sperduto tra la bocca e il ventre dell’amata e di avere perso il suo segreto.
La musa di Spagnuolo è quindi fondante nella sua ricerca, figura salvifica alla
quale aggrapparsi e il poeta pare sentire che sarà contraccambiato in amore, che potrà
sempre contare sulla complicità della compagna.
*
Raffaele Piazza

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