Ugo Piscopo : “ Crepitii Epilli” – Ed. Oèdipus – 2018 – pagg.94 - € 12,50 -
In una raffinata veste tipografica, è in vetrina l’ultima raccolta di poesie di Ugo Piscopo, con prefazione di Vincenzo Guarracino e postfazione di Stefano Verdino. Un volume che va letto con grande attenzione perché traccia un percorso che sembra il segno stesso della scrittura , quella che pochi autori contemporanei riescono a ricamare padroni e fautori di un bagaglio culturale ricco e luminoso. Spesso questi "componimenti" nascono dalla fascinazione derivante da luoghi, oppure da letture o ancora da incontri ed esperienze personali, da visioni oniriche polimerizzate in gemme, alla quale si aggiunge l'idea che srotolando la parola possa germogliare un sussurro filosofico con la diversa manifestazione dell’attimo , di un dischiudersi al ciclo degli sguardi e delle ombre , e di un percorso non necessariamente prestabilito, ma comunque ordinato e coerente e sempre foriero di scoperte o di sorprese.
Ugo Piscopo è uno dei referenti più complessi e articolati della civiltà letteraria del nostro tempo, saldo com’è nella nominazione e nella passione del segno vigoroso della poesia e della critica. Per lui, la letteratura è un processo in atto, in continua tensione e svolgimento, in cui magmaticamente e per canali sotterranei si intrecciano e interagiscono prosa e poesia, come testimonia la sua ampia produzione di saggistica, narrativa, lirica, testi teatrali, traduzioni, collaborazioni a enciclopedie e a quotidiani, fondamentalmente poggiata su rigorose griglie teoriche e critiche mirate per gran parte allo scandaglio e alla contattazione non acritica della modernità. Con lui si naviga senza timore tra la complicità musicale dell’ascolto e le euritmie delle armonie , proiettate sempre nella interezza dell’indagine.
Come poeta egli ha dato alle stampe sillogi apprezzate da studiosi e poeti prestigiosi, in Italia e all’estero. La sua produzione ha questo di singolare: dall’inizio a oggi, si è sempre connotata per una saggia misura di ricezione e di dialogo col passato e col presente in maniera cordialmente collaborativa a mettere in luce l’attualità onnitemporale della vita: l’oggi è il presente del tempo in cui respiriamo, ma è anche lo specchio di quello che è stato e, simultaneamente, è il riflesso di quello che sarà ciò che noi chiamiamo futuro.
La poesia, anche se ignorata da molti, continua strenuamente a rimanere caposaldo del divenire linguistico e del pensiero evolutivo , nel tentativo di dire ciò che ad altri ancora non è ben chiaro, e nel tentativo di suggerire qualche passo innovativo che volga al ripristino dei valori morali, spirituali , etici, politici.
Il gioco di queste pagine continua a procedere per incastri di frasi e stupori , per schemi incisi con sobbalzi e crepitazioni , quasi a coinvolgere il lettore per inventari che si abbandonano alla vertigine della parola , per confrontare e centellinare , per assaporare e suggestionare , in un collage ininterrotto che apre progetti e sussurra illusioni. Il molteplice intreccio di memorie e di visioni , di rincorse e di assenze è “visus angolo piatto/ piede brezza di terra soffio lieve il suo passo/ su lamponi e melisse su farfaracci e code cavalline/ raso terra seguita a freccia da un cane nero/ la madre di ogni altro canide di funebre avviso segnato/ dal fiuto sagace di orme e remoti ormeggi di aromi…”
Nella raccolta, intanto, si aprono varchi ad una situazione nuova, suggeritrice di albalità di una nuova era, germinante dalla cultura del passato ma, insieme, travolgentemente proiettata verso nuovi cicli e rifondazioni linguistiche. Ed è qui che il poeta spinge la sua mimesi, a testimoniare in full immersion dall’interno questo processo palingenetico, quest’attesa di alterità.
L’armonia del disegno ha di prepotenza lo spazio dell’avventura, con improvvisi accattivanti messaggi, ammiccanti a legami di complessa metaforicità , in sintonia con abbrivi propositivi del pensiero tutto avvolto alla tensione del simbolo offerto nelle allitterazioni , nelle metafore, nelle iperboli , nelle figure retoriche , nella incisione dell’interrogativo.
ANTONIO SPAGNUOLO
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