Matteo Casale – Studi op. 7---- puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 – pp. 115 - € 16.00
Definire la materia poetica oggetto di studio sottende una forte coscienza letteraria del poeta Matteo Casale del quale prendiamo in considerazione in questa sede appunto l’opera Studi op. 7.
Infatti la poesia è sempre esercizio di conoscenza nell’indagare i vari settori esistenziali e in questo libro pare che la partita si giochi nel relazionarsi dell’io -poetante ad un tu femminile, presumibilmente l’amata.
Attraverso l’eros e il pathos dei sentimenti sublimati dalla parola stessa il poeta, partendo da un magma esistenziale nel quale sono quasi totalmente assenti i riferimenti alla quotidianità, va alla ricerca dell’etimo della vita se anche nelle zone d’ombra è possibile incontrare la luce che spunta e quindi non è solo dolore l’esistere ma anche speranza e a volte addirittura gioia.
Il testo è scandito in due sezioni intitolate Dodekanemos (1-12) e L’eloquenza delle lacrime (1-15) e presenta una postfazione di Emanuele Andrea Spano esauriente e ricca di acribia.
Una certa stabile magia delle parole connota la poetica che Casale mette in scena in questo libro.
I componimenti sono tutti centrati sulla pagina e sono connotati da una vaga bellezza nella loro icasticità e leggerezza.
Da notare, fatto saliente, che il ritmo sostenuto e sincopato crea una musicalità ammaliante e incantata che rende un fortissimo senso di sospensione nei tessuti linguistici.
Cifra distintiva del poiein di Matteo è quella di una vena intellettualistica e filosofica.
Nell’incipit della prima poesia l’io – poetante si ripiega su sé stesso nell’affermare che abita un volto di onde lente, un animo largo d’incerto vento con il quale naviga nelle sue nuvole nel calzare rime di perle polvere.
I versi sono densissimi semanticamente e caratterizzati da notevole densità sinestesica e metaforica.
Il tono è avvertito e vagamente epigrammatico e il dettato è a tratti neo orfico.
Serpeggia una vaga inquietudine dominata dal misuratissimo controllo formale
Si tratta di ritrovare tramite le parole l’uscita dal labirinto emblematicamente nei versi nei quali il poeta dice alla sua lei che se è perduta saprà lui stesso i suoi passi perché sa quanto le pesi il suo esilio.
Molto spesso i componimenti sono risolti in un unico respiro e il poeta dice all’amata che è sguardo che rivela tutto.
C’è anche il tema della poesia nella poesia quando al tu il poeta dice che scrive con il lievito delle ferite.
E si può immaginare che lo stesso lievito possa essere la parola catartica e quasi taumaturgica.
Nella seconda scansione si amplifica il senso di tristezza e il poeta arriva a scrivere con urgenza che vive di luce calante l’amore sua morte come una scusa e che c’è una lacrima liquida per una nota di partitura tragica.
Eppure si può vedere quella voce della luce, bella sinestesia, anche se però il poeta si fa cieco alla parola.
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Raffaele Piazza
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