Alessandra Corbetta – Corpo della gioventù----puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 – pag. 67 - € 12,00
Corpo della gioventù è una raccolta di poesie accuratamente strutturata architettonicamente ed è scandita nelle seguenti sezioni: Fessure, Attraverso, Rintocchi, Battenti, Esplosioni.
Presenta due scritti introduttivi: L’enigma della gioventù di Tomaso Kemeny e In bilico tra sasso e poesia di Lamberto Garzia e una postfazione di Ivan Fedeli, esauriente e ricca di acribia.
Plotino, il filosofo greco antico neoplatonico definiva il corpo come un vano simulacro e sottolineava che l’anima non solo è distinta dal corpo ma che essa viene prima del corpo.
Il parallelismo psicofisico è centrale in tutte le culture e nella tradizione cristiana il corpo stesso è definito tempio dello Spirito Santo.
Mens sana in corpore sano affermavano gli antichi e, entrando nel discorso sulla poesia in generale, è incontrovertibile che scrivere poesia produca ottimi effetti sulla fusione mente – corpo come su quella conscio – inconscio e questo Alessandra Corbetta lo sa molto bene.
Nel postmoderno occidentale avere un bel corpo curato e giovanile diviene uno status symbol e questo emerge soprattutto nel mondo dello spettacolo dove attrici, attori e soubrette ricorrono alla chirurgia estetica e alle diete per essere desiderabili al massimo.
Fatta la suddetta premessa entriamo nel merito del libro di Alessandra Corbetta nata ad Erba (CO) nel 1988.
Tratto che sorprende e cosa che avviene raramente leggendo un libro di poesia, nell’immergersi nei componimenti poetici della raccolta, è quello della constatazione di un equilibrio formale notevolissimo nell’eleganza dello stile.
I versi sapientemente raffinati e ben cesellati procedono per accensioni e spegnimenti sottesi alla fortissima densità metaforica e sinestesica.
La complessità del discorso si apre alla chiarezza e ricorrente è il relazionarsi ad un tu che è presumibilmente l’amato.
La vena intellettualistica si coniuga a climax di neo liricità nello stabile esercizio di conoscenza che ha una matrice ottimistica.
Non manca un senso di magia generata dalla sospensione tra detto e non detto e le composizioni hanno spesso una connotazione avvertita ed epigrammatica.
In In –fine, tratta dalla seconda sezione, è espresso il tema del vuoto (nel quale ovviamente sussiste l’io-poetante che si fa corpo): resterà vuoto molto presto/ il letto come vagone/ ogni spazio che tiene dentro qualcosa// in questo vuoto – io – ho dimora/ non tu né una somiglianza/ perché è delle case l’attesa/.... In un’aurea di vaga bellezza la giovane poetessa con i suoi versi esce dal suo film privato per restituircelo proiettato sulla pagina scritta.
In bilico tra gioia e dolore con strumenti scaltriti soprattutto in relazione alla giovane età immergendosi in un quotidiano dove il tempo talvolta pare fermarsi come nella contemplazione di un’alba, si arriva alla linearità dell’incanto.
*
Raffaele Piazza
Nessun commento:
Posta un commento