Andrea Gervino – Extremis serale---puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 – pag. 63 - € 9,00
Andrea Gervino, nato nel 1959 ad Acqui Terme (AL), vive a Masone (GE). Perché il titolo della raccolta Extremis serale? In extremis significa in latino in punto di morte e sembra che il poeta riferendosi anche alla sera, che è la fine della giornata, voglia compiere con questo libro di poesie una riflessione in versi sul senso del limite della vita e delle cose, limite incontrovertibile ontologicamente.
Mario Luzi ha scritto che la poesia è al livello della struttura e che c’è un limite perché nello scorrere del tempo lineare ogni essere umano potrebbe morire virtualmente nell’attimo successivo dell’arco della durata.
Del resto per dirla sempre con Luzi siamo tutti sotto specie umana e ogni cosa è transitoria e qui entra in scena la poesia come varco salvifico, uscita di sicurezza per vincere la partita contro una quotidianità che dà scacco.
Il libro è scandito in due sezioni, quella eponima e L’autunno del giocoliere e presenta Una dovuta Postfazione dell’autore stesso.
I versi dell’intrigante e originale libro hanno per cifra distintiva un etimo intellettualistico e non a caso il primo componimento è intitolato Ricerca e ha un carattere programmatico.
Una struttura anarchica che sfiora l’alogico connota la suddetta composizione come le altre della raccolta tutte controllate, raffinate e ben cesellate.
Serpeggia nelle immagini che Gervino ci presenta una forte inquietudine e leggendo i componimenti che si librano sulla pagina per poi planare dopo voli acrobatici si entra empaticamente con il mondo, la psicologia dell’io-poetante che riesce a dire cose che il lettore stesso conosceva a livello inconscio ma che non erano mai affiorate alla coscienza.
Scrive Andrea che C’è un veto/ nei limiti dei nervi, un pazzo/ a riva del mercato dei pensieri. / Chiuso in un anfratto/ che m’illumina veleno, / sfioro l’afasia:/ con occhi di gatto la notte mi cerco/.
Questi versi citati sono un tentativo di rendere in poesia un senso di ansia e angoscia che spesso ognuno prova ma che non si riuscirebbe a definire.
E il poeta dice di sfiorare l’afasia paradossalmente perché lo fa proprio esprimendosi in un modo criptico ma nel quale ci sembra di identificare il senso del disagio e della perdita; ma proprio attraverso la parola detta con urgenza si arriva alla liberazione e allora è presumibile che anche se con un grande sforzo sia possibile abitare poeticamente la terra.
Poesia gridata quella di Andrea Gervino che s’interroga sul mistero dell’esserci in modo veramente icastico e nonostante la materia trattata non si riscontrano nel fluire della lettura ingorghi sintattici o semantici.
E la vita si realizza nello stringere la paura della sera/ in una lacrima che l’occhio tiene/ come goccia/ rugiada del cuore.
Viene in mente la famosa sera foscoliana distante anni luce da quella del Nostro e dopo la sera stessa viene la notte con i sogni che alimentano la poesia.
E sempre nella poesia eponima il poeta scrive che ha imparato/ a chiudere in casseforti/ tristi inquietudini e altre fantasie e allora il male di vivere può essere superato.
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Raffaele Piazza
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