AA.VV., Inquiete indolenze, a cura di Raffaele Piazza, Fermenti, Roma 2017, pp. 280, € 22,00
Raffaele Piazza firma l’attenta curatela di questa antologia, "Inquiete indolenze", che si appoggia nel titolo su un bell’ossimoro, uno dei tanti che possono fertilmente ritrarre l’attività poetica di oggi e, forse, di sempre. Diciotto autori, diversissimi tra loro, consegnano i propri testi che vanno a formare un volume ampio ed interessante, che forse proprio per l’eterogeneità dei materiali bene ritrae almeno uno dei possibili spaccati della poesia odierna: se è vero che si tratta in buona parte di poeti maturi e noti, la difformità delle provenienze geografiche e soprattutto delle linee poetiche fornisce infatti un ampio campionario delle tante possibilità che si offrono al poeta contemporaneo, nella babele degli stili e delle poetiche oggi imperante, e che tuttavia per i poeti può essere uno stimolo a trovare la propria via al di fuori degli schemi delle poetiche più o meno canoniche (e, sia detto per inciso, più o meno milanocentriche).
Quanto agli stili, si passa così (solo per citare alcuni esempi) dal parlato affabile di Loris Maria Marchetti alla levità lirica di Silvia Venuti, dalle incursioni nel prosastico di Pietro Salmoiraghi al lirismo di Antonio Spagnuolo, dagli interessanti esperimenti ritmici di Marco Furia all’alone surreale che riveste il discorso di Liliana Ugolini, fino al dialetto piemontese colto di Dario Pasero. La stessa varietà si riscontra nelle tematiche, che spaziano dall’intimismo esistenzialista alla polemica politica, dalla riflessione filosofica alla tensione erotica, come pure nella provenienza geografica, essendo idealmente rappresentate un po’ tutte le zone d’Italia, con le rispettive influenze dominanti a livello di macropoetica.
In apertura, Raffaele Piazza difende con onestà le sue scelte, presentando i vari autori per sommi capi ma con precisione critica, e rimandando ovviamente alla lettura dei testi, che sono ulteriormente preceduti da una nota bio-bibliografica e da una seconda succinta nota che apre alla vera e propria lettura.
"Inquiete indolenze" è in sostanza un volume interessante per la qualità delle scelte effettuate, che non di rado permettono anche allo specialista di rinvenire voci degne di grande attenzione, e al lettore meno esperto (ammesso che questa categoria ancora esista, ahinoi) di gioire della grande varietà che costituisce il miglior viatico per la poesia contemporanea.
Mauro Ferrari
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