I quaderni dell’ussero a cura di Valeria Serofilli
Giovanni Lacava – Rapsodia--- puntoacapo Editrice – Pasturama (Al) – 2019 – pagg. 47 - € 8,00
Giovanni Lacava nasce a Grottaglie in provincia di Taranto nel 1984 e attualmente risiede a Pisa dove lavora come ingegnere.
Rapsodia è una raccolta di poesie composta da ottantaquattro componimenti numerati che presentano estensioni diverse.
Ogni segmento del testo può essere letto come un frammento o una tessera musiva di un insieme più vasto, che assume senso nella sua globalità, anche se ogni singola poesia è in sé stessa compiuta e autonoma.
Per quanto suddetto il libro potrebbe essere inteso come un poemetto per la sua unitarietà e la sua coesione interna.
Come scrive Valeria Serofilli, nella prefazione ricca di acribia, Rapsodia va letto come una riflessione globale sugli incontri e gli eventi della vita, momenti incontrati lungo il cammino e raccolti, annotati, con cura.
Come ciottoli lungo un fiume che scorre, un alveo che li raccoglie e li modifica.
Cifra essenziale del testo è quella di una forma icastica del versificare, precisa e leggera, elegante e dall’andamento misurato, vagamente neolirica, veloce e nitida.
L’io poetante è molto autocentrato e descrive situazioni che toccano ogni ambito esistenziale, a partire dalle sensazioni fisiche (come quando dice di avere bisogno di sentire il gelo), per poi giungere a parlare di città o a riflettere in versi sull’esistere e sul suo senso.
A volte le poesie riportano il luogo nel quale sono state scritte, che diviene tout-court occasione per il dipanarsi delle immagini, come nella quarta poesia ambientata a Piazza dei Miracoli a Pisa un venticinque aprile, giorno della Liberazione.
È presente, nel linguaggio usato da Lacava, una forte densità metaforica e sinestesica e la dizione è chiara, pacata e controllata anche quando vengono affrontati il dolore e l’ansia dell’esistere e la voce si fa gemito mentre raccoglie lacrime.
La poetica dell’autore è veramente originale e sembra di leggere un diario di bordo di un’anima che è in continua ricerca di approdi, di appigli, di parole per salvarsi dal mare magnum del quotidiano.
È presente un tu, del quale ogni riferimento resta taciuto, al quale l’io poetante si rivolge in maniera forte e accorata
Si può considerare il libro paragonabile ad una partitura musicale, ad una rapsodia, appunto, come dal titolo, con tante variazioni sullo stesso tema.
A volte, in controtendenza al tono generale, si aprono squarci idilliaci attraverso descrizioni che raffigurano bellezze naturalistiche.
Un esercizio di conoscenza Rapsodia, un tipo di scrittura praticata dall’autore per trovare in uno specchio virtuale la propria identità più profonda a prescindere dalle contingenze e le apparenze.
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Raffaele Piazza
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