lunedì 16 dicembre 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = IVANO MUGNAINI

Ivano Mugnaini – Inadeguato all’eterno---Felici Editore – San Giuliano Terme – Pisa – 2008– pag. 31 - €5,00

Il testo che prendiamo in considerazione in questa sede ha vinto il Premio “Orfici”, in memoria di Dino Campana, giunto alla quinta edizione, nel 2008. Il libro non è scandito e si apre con la poesia eponima Inadeguato all’eterno, una delle più alte dell’intera raccolta:-“// Se le braccia spalancate/ della ragazza nuda/ avranno la pietà del miele/ selvatico, se il suo sorriso/ enigmatico, sconosciuto e impuro/ ti darà la certezza del corpo/ e del cuore, senza cercare/ niente di più, ora del battito/ delle tempie e del fuoco di sudore, avrai il dono scabro, essenziale,/ di un attimo, l’istante leggero e violento/ in cui ti senti vivo, neppure fragile, sporco/ inadeguato all’eterno//.” In questa poesia si coniugano egregiamente erotismo e misticismo. Attraverso l’eros di una ragazza nuda con la quale il protagonista della poesia, un “tu” imprecisato, si congiunge carnalmente, dopo l’istante dell’orgasmo, ci si sente, appunto, inadeguati all’eterno: questa è la sensazione che il poeta trasmette al lettore. C’è, si potrebbe dire, un senso di trasgressione, nel compiere l’atto sessuale che, per altro, potrebbe essere la cosa più naturale del mondo, e, invece, vivendolo, ala fine, ci si sente in scarsa sintonia con l’eterno: in questo sta l’aspetto mistico, quando invece il piacere fisico della donna e dell’uomo, potrebbe essere il viatico per avvicinarsi all’infinito, e non dico a Dio, se non altro per la sua potenzialità di generare un essere umano. Con versi scabri, essenziali, scattanti e leggeri, laddove l’aggettivazione è spesso ridondante, Mugnaini, produce una poesia originale e antilirica. C’è, inoltre, tutto il mistero dell’eterno femminino, quel senso di spaesamento e, forse, di paura, che l’uomo prova nei confronti della donna, in particolar modo dell’amata. E c’è pietà in quelle braccia nude ed enigmaticità nel sorriso, in un erotismo, quindi, vissuto con molte implicazioni psicologiche. Già da questa poesia iniziale, possiamo dedurre che quella del nostro è una poetica intensa e profonda. Come scrive Luciano Fusi, nella nota in apertura del libro, intitolata Il senso delle cose”. Mugnaini è un abile pianista linguistico di un fluire di parole sorrette e guidate da un insolito equilibrio del precipizio che conduce, con malcelato furore espressivo, a un difficile rapporto tra materia e astrazione, tra realtà e sogno di una vita inarrivabile e, per questo motivo, eternamente inadeguata e ombra proibita di sé stessa. Una visione dell’esistenza che sovente nasce dal caos, dal magma silenzioso della mente che percepisce l’ombra del “reale”, come un codice che può essere decifrato dalla poesia, autentica sostanza contenuta nella verità delle cose. C’è il senso della natura, in Mugnaini, natura esperita in tutte le sue manifestazioni: leggiamo Alto sulle acque:-/ /Forse solo il minuscolo girino/ che guizza nel lago con spinte lente/ regolari, ha capito il senso di queste/ acque basse, stagnanti, assalite ai lati/ dalla foga vorace del falasco. Forse/ lui soltanto rimane sereno nell’attimo/ in cui una goccia più fredda frantuma/ lo specchio di un’altra stagione/ cristallo di vetro che sembrava eterno…/”. In questa poesia viene detto il girino che può, felice in un contesto naturalistico, diventare simbolo dell’essere umano in perfetta fusione con la natura, come il mitico tipo umano della Grecia antica. Le acque, del resto, possono essere simbolo di rigenerazione e di vita, come liquido amniotico. C’è un amore raffinato e viscerale del poeta per la natura, nella quale l’io-poetante ama immergersi, sia che si tratti della femminilità, sia delle acque, sia dei cieli e delle stelle. Un tessuto linguistico sorvegliato e accurato è cifra distintiva di questa poesia che, pregio fondamentale per essere vera poesia, è unica, irripetibile e originale. Mugnaini riesce a trasferire sulla pagina emozioni profonde, rarefatte e sublimate che mettono in luce una sensibilità lacerata, che trova ricomposizione attraverso un linguaggio misurato e talvolta venato da un certo barocchismo nelle composizioni più lunghe. Talvolta s’incontra anche il tema politico-sociale come nella composizione intitolata Quale amnistia?” /Quale amnistia. Per quali peccati mortali? / È cosa da poco, in fondo, la morte, banale, / veniale è già lì, di sicuro scontata, / garantita come una sentenza o un elettrodomestico/ Philips con controllo illimitato di qualità…/”. Questa poesia è diversissima per argomento, da quelle precedentemente citate. Al centro c’è il tema politico-sociale dell’indulto, insieme ad una riflessione sulla morte e sula caducità della vita umana. Tutto finisce e pare non avere senso in un discorso che sembra, apparentemente, avere tinte nichilistiche. Tutto è giocato qui su una forte ironia e una capacità di dire il peggio in maniera drastica e precisa. È affascinante, in questo Inadeguato all’eterno, la polifonia di sensazioni e tematiche che l’autore riesce a presentare al lettore, in un ordine del discorso sempre composito e mai statico, anzi dinamica e spesso affabulante, in un raffinato esercizio di conoscenza, attraverso la parola poetica e le sue infinite sfaccettature e possibilità.
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Raffaele Piazza

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