SEGNALAZIONE VOLUMI = FERNANDO LENA
I quaderni dell’Ussero - a cura di Valeria Serofilli
Fernando Lena - La quiete dei respiri fondati--puntoacapo Editrice – Pasturama (Al) – 2014 – pagg. 47 - € 8,00
Fernando Lena è nato a Comiso in Sicilia nel 1969; ha pubblicato diversi libri di poesia.
La raccolta del Nostro, che prendiamo in considerazione in questa sede, include tre poesie edite e testi tratti dal poemetto La quiete dei respiri fondati.
Il poemetto presenta una prefazione a firma di Valeria Serofilli e una nota dell’autore.
Nei tre testi editi già si evince la cifra distintiva della poetica di Lena, caratterizzata da una grande forza visionaria e da una scrittura spesso anarchica, che, a volte, sfiora quasi l’alogico, sottesa ad una forte dose di pessimismo individuale e collettivo.
Sensazioni materiche s’incontrano in il brivido del primo temporale, che apre il libro.
In questo componimento, dal carattere quasi programmatico, si parte da una suggestiva descrizione del mare e dello scirocco migratore, che porta con sé i ricordi fuori dal gioco; segue un inciso nel quale viene detta una rivelazione affiorata nella preghiera che consiste nel fatto che i nostri antenati hanno soltanto raccolto il sangue rappreso da una delle tante inutili guerre; nei quattro versi dell’ultima strofa il poeta parla di un oratorio della notte infame e del desiderio giustificato come semplice rottame dell’amore.
Predomina una grande crudezza nelle immagini di Lena, che emergono, attraverso i sintagmi, con una notevole icasticità e una stupefacente lucidità.
In Nota dell’autore Lena parla del motivo occasionale che ha portato alla stesura del poemetto La quiete dei respiri fondati.
Fernando ci rivela il suo tragico passato, la sua permanenza in un reparto del manicomio criminale di Aversa avvenuta tra il 1991 e il 1992.
Il soggiorno in quel luogo è definito un incontro tra menti disilluse.
Convivere in quel posto ha generato nell’autore uno sguardo poetico e crudele, il quale, a distanza di vent’anni lo ha ispirato a riemergersi in quel buio con la stessa rabbia che gli aveva concesso già un motivo in più per credere alla libertà.
La quiete dei respiri fondati ha come incipit il componimento lungo Manicomio di Aversa, nel quale il poeta, con uno scatto memoriale, rievoca
la sua degenza nel tristissimo luogo tentando di ritrovare serenità, nonostante siano detti l’elettroshock e i cadaveri.
Seguono trenta frammenti senza titolo, che costituiscono l’opera vera e propria.
In essi il poeta si rivolge ai suoi compagni di detenzione nominandoli come nulla o come bestie.
Per la brutalità delle descrizioni pare di intravedere la presenza di una vena tipica dei poeti maledetti in questo autore nel suo pronunciare con forte urgenza frasi che hanno per oggetto il peggiore dei mali e l’abiezione.
Un’opera originale per l’idea che la sottende, un coraggioso e riuscito tentativo dell’autore di salvare sé stesso e la sua storia affidandosi alla parola poetica.
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Raffaele Piazza
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