Giulio Marchetti – Specchi ciechi---puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2020 – pag. 49 - € 10,00
Giulio Marchetti, autore del libro di versi che prendiamo in considerazione in questa sede, è nato a Roma nel 1982. Ha pubblicato la raccolta di poesia Il sogno della vita, 2008, finalista al Premio Carver e segnalata con menzione speciale della giuria al Premio Laurentum. Vari critici si sono occupati della sua poesia.
Specchi ciechi presenta una prefazione di Maria Grazia Calandrone, una postfazione di Vincenzo Guarracino e una nota di Riccardo Sinigallia.
Il testo, che inizia con un prologo, non è scandito e, per la sua unitarietà formale, stilistica e semantica potrebbe essere considerato un concentrato poemetto.
Tema ricorrente in Marchetti, che si invera di raccolta in raccolta, è quello di una ricerca che a partire dalle tematiche dell’angustia e della perdita sottende la possibilità della gioia, raggiungibile solo attraverso la parola salvifica detta con urgenza.
Una cifra scabra ed essenziale che concede poco alla lirica e all’elegia connota i versi di Giulio che sono in modo incontrovertibile connotati da una vena intellettualistica e filosofica.
I componimenti sono tutti brevi e dotati di una formidabile icasticità che crea ipersegno, motivo per il quale, per un’esauriente analisi filologica ci si dovrebbe soffermare su ogni singola poesia in modo approfondito, perché ogni singola poesia per la sua preziosità dovrebbe essere oggetto di un close – reading.
Emblematica la poesia Dormendo insieme che costituisce veramente un momento alto: in essa in poeta afferma che ognuno tra le mani stringe una conchiglia, dove soffia e custodisce la propria voce e che la parola è un segreto da non svelare.
Riferendosi poi presumibilmente alla presenza dell’amata, afferma il Nostro che di notte ci urtiamo senza toccarci, immagine magica e di vaga bellezza.
Nella suddetta poesia il poeta pronunciando parole entra nella sfera della poesia nella poesia, della parola stessa che si specchia in sé.
Ed ecco il titolo della raccolta Specchi ciechi che evoca qualcosa d’inquietante, di anomalo perché se in uno specchio c’è il buio lo specchio spesso perde la sua essenza, perdendo la capacità quasi magica di riflettere.
Marchetti tende all’indicibile e pare raggiungerlo e la sua poetica speculativa sugli stessi sentimenti è un unicum nel nostro panorama letterario e il poeta di questo ha coscienza.
Ogni poesia del libro ha un tono epifanico e magico nella sua brevità e la vita detta da Marchetti pur nel dolore è degna di essere vissuta anche se la vita stessa si rovescia.
Parola fortemente avvertita quella di Giulio dal forte carattere ontologico: siamo qui infatti egli afferma nell’incipit della composizione liquido.
E se la vita nel nostro postmoderno occidentale è in sé stessa liquida nel villaggio globale velocissimo sotteso a internet, e-mail, cellulari e sms la poesia valore universale sottende la possibilità del riscatto.
Un gambo di un fiore in un deserto roccioso pare diventare il simbolo e la metafora dell’esistenza stessa quando per noi occidentali, in un mondo democratico e senza guerre, si realizza ancora la possibilità dello stupore e della meraviglia.
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Raffaele Piazza
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