mercoledì 1 aprile 2020

SEGNALAZIONE VOLUMI = VALERIA BORSA


Valeria Borsa – Lungo l’argine aperto - puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2020 – pag. 65 - € 10,00

Valeria Borsa, nata a Voghera, ha pubblicato Canti dell’altrove, 2009 Kalendae, 2011 e Il giorno prima che inizi la pioggia, puntoacapo, 2014.
Lungo l’argine aperto, la raccolta di poesie della poetessa che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta uno scritto introduttivo di Cristina Raddavero che coglie in pieno le intenzioni espressive dell’autrice.
Il testo è scandito nelle seguenti sezioni: Sentori, Lungo l’argine aperto e Inconoscenze.
Una matrice neolirica tout – court, secondo la quale si effonde l’io-poetante nell’interanimarsi con una natura di vaga e luminosa nonché numinosa bellezza che si direbbe neoromantica, connota la poetica dell’autrice che è in continuum con quella de Il giorno prima che inizi la pioggia.
Nella lettura delle poesie che emozionano il lettore, che affonda in esse riemergendone gratificato, si avverte anche qualcosa di idilliaco ed estatico in una partecipazione, una fusione con la natura stessa, che parte dai sensi per arrivare alla mente, dalla quale affiorano le parole dall’inconscio al conscio, che divengono versi raffinati e ben cesellati.
Sulla pagina le poesie leggere e icastiche decollano e si librano con leggerezza e il poiein è chiaro scattante ed esatto, in una tensione che coinvolge.
Attraverso l’amore per la natura stessa pare che si realizzi un certo ottimismo e la natura che qui è detta con urgenza tramite i boccioli delle rose e altre raffigurazioni pare diventare qualcosa di felice, che può aprire tramite la contemplazione porte di gioia all’anima.
Quanto suddetto è sicuramente un atteggiamento assolutamente opposto a quello leopardiano che nel suo pessimismo cosmico parlava di natura matrigna e ingiusta nei confronti dell’essere umano.
Anche il tema del tempo che fugge e scorre inesorabile è centrale in questa raccolta per esempio nella poesia dedicata al padre del quale sono raffigurate le rughe come metafora proprio della fugacità delle durate.
Da notare, elemento saliente, che si avverte in qualche passaggio non lirico ma riflessivo, che l’autrice consciamente vorrebbe fermarlo il tempo degli orologi nella volontà di dilatare l’ora e l’adesso mentre nel presente è già ieri.
Quindi una certa forma d’intellettualismo emerge come punta dell’iceberg nei tessuti linguistici dell’autrice, elemento che si fonde egregiamente con i contenuti neo lirici che sono come si diceva la cifra dominante nel testo.
Nel suo rarefarsi la parola sa farsi magica nella sua eleganza e la poetessa produce nel suo lavoro bellezza e mistero.
Anche il tema del male è affrontato con espressioni efficaci e immediate come quando viene affermato che il rancore è serpe e viene detto il disamore.
L’assillo del tempo permane e trova una sua forma tra le più significative nella poesia Ora: Ora che i giorni sono giorni/ soltanto, senza attese/ e gli azzurri spade/ sui ricordi di cielo/ non c’è più il velo tra il presente/ e il niente/ il mai più/…, versi veramente memorabili.
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Raffaele Piazza

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