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Giovanni Sato : “Il canzoniere dell’angelo di terra”- Biblioteca dei leoni – 2020 – pagg. 176 - € 12,00
Le visoni che evocano ed illuminano il ricco canzoniere, sospeso tra il racconto e le immagini, echeggiano lampeggi dentro un proprio spazio, che rappresenta tratti svariati e diversi di una ricerca lirica, sintesi riferibile alla rivelazione. Scrittura piana, levigata da uno stile culturale classicheggiante, ma ben accostato alla fonte del frammento, con i suoi propri simboli e le sue interferenze, che accostano la valenza dell’immaginazione al ritmo dei versi.
“Dalle tue fronde colgo/ l’immortalità del tempo:/ sia esso l’infinito/ o il breve volgere del dire./ Per sempre lì da sempre certo/ è il tuo ritorno ad ogni cambio/ dell’angelo sulle punte/ nel riverbero sospeso.”
Il pensiero scorre rapido fra rami da scoprire e carezzare, un inseguire la “parola” poetica, che realizza figure retoriche istintive, costruendo a mattoni variegati un’armonica scala, dalle singolari note, confermando la passione che si applica al turbamento. Puntuale, sobria ed esauriente la rapsodia che proietta le emozioni, che questo stravagante e attento “angelo di terra” riesce a tratteggiare, sospeso al suo ramo. Angelo che suggerisce, che consiglia all’ascolto, che crede nell’aritmicità del cuore, che ha preziose parole nella solitudine, che avvolge le ore quando il verde cambia verso il giallo, che ha un dire di pietra con parole di sasso. “E’ un ramo basso ma non conta/ l’altezza conta più lo spazio/ che dall’alto al basso arriva dentro.” Anche il moto dell’anima, ai tempi dell’assenza, al momento di un intimo frusciare, allo sbandare di un sogno, al “suono nuovo che tutto ripercorre”, al sereno canto delle stelle, è un moto che diventa poesia, con la sua semplicità e tenacia.
Il debole sguardo del nostro essere terreni si volge ai riflessi luminosi che un angelo irrequieto adagia a quella realtà che sembra voler nascondere ai nostri occhi le sue insidie e il suo esplodere.
ANTONIO SPAGNUOLO
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