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Luca Bresciani: “Linea di galleggiamento” – Lietocolle – 2020 – pagg. 64 -€ 15,00
Il contrasto che risuona impellente nei versi è il sottofondo musicale che accompagna il segreto biografico, per le diverse occasioni che anche gli oggetti più usuali della quotidianità sono capaci di offrire al ritmo del discorso primario, il quale nel suo farsi trova le necessarie connotazioni stilistiche capaci di inserire un suggello poetico. Così le pagine si succedono nel bisogno della comunicazione, utilizzando la forza brevilinea della concentrazione, con poesie quasi tutte brevi e fulminanti.
“ Le mani accecate dal sapone
non sanno chi andranno a salvare
se un coltello o una tazza
l’appetito o la pienezza.
Meglio una fitta nell’equilibrio
che la fermezza dell’abbandono
e si deforma lo scolapiatti
per accogliere tutti.”
La scenetta appare in tutta la sua semplicità condivisa da un occhio intenerito nell’accordo di sensi ed energie.
Il poeta si riavvolge in una organica relazione tra il proprio corpo e il proprio fare poetico; il corpo, la materia, gli oggetti come flusso vitale che ci appartiene nelle ore del giorno, che genera piaceri ed emozioni di una materialità tutta colorata e sfolgorante, ed il fare poetico come racconto saltellante, che rinnova incessantemente un infinito girare nella coazione del ripetere.
“L’universo non ha cornice
e io torno ad avere un padre:
pianeta simile alla Terra
con oceani sotto le ciglia.
La sua massa resta enorme
ed è cattura dietro le spalle
e come la città sulla calamita
io sono l’eco di una fuga.”
Egli appartiene alla “Terra” e della terra ha la consistenza vitale, lasciando spazio alle interferenze per non annullarsi nella fuga.
Il “dolore” può accanirsi, ma il poeta resiste con la sua capacità di concretizzare la “parola” per non svanire nel nulla, per “essere seme di un gioco enigmistico”, tentando di “sgranare l’alfabeto come fosse un rosario”, o “aspettando una nota in calce al cielo che dice non sei solo”.
Poliedrico mentre il lacerto è un registro cangiante che caratterizza la freschezza e la vivacità dell’inventiva.
ANTONIO SPAGNUOLO
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