venerdì 16 ottobre 2020

POESIA - PREMIO = FRANCESCA LO BUE

*******************PREMIO NAZIONALE “MARIO ARPEA” 2020, SETTIMA EDIZIONE ---COMUNE DI ROCCA DI MEZZO (AQ)------- SEZIONE A) Poesia inedita sul tema della montagna------ Primo premio a: FRANCESCA LO BUE---- MOTIVAZIONE: "La poesia Il trono dei morti di Francesca Lo Bue, con una versificazione densa di suggestioni emotive e visioni di profonda valenza simbolica, evoca una natura difficile e affascinante al contempo, in cui la montagna diventa osmotica dimora d’anima, “cura per non morire” e trovare consolazione all’umano patimento. “Nel silenzio della pietra”, il primigenio territorio declina e decanta “il grido e la supplica della parola” per ricomporre le cicatrici di un mosaico esistenziale fortemente ispirato a una sacralità ambientale. Gli elementi descrittivi attingono a un ricco universo interiore riaffermato attraverso molteplici sfumature lessicali, in uno straordinario incontro con il luogo, i suoi silenzi, le sue voci e le sue verità."---------------- Il trono dei morti--- “Guidami su rupe inaccessibile” (Sal. 60,2)----- Per andare alla terra buona,// passando al di là della pianura di giustizia.// Attraversare le cicatrici della carne,// arida di colline e fardello di affanni.// Entrare dalle porte dell’acqua,// nel fiume dai sedili di pienezza,// dove i colori unici del quetzal sacro coprono il Nome nella pietra.// La montagna fu patria per il solitario e voce per il silenzioso.// Cercavano i miseri un Monte di rifugio,// lontano da ribellioni e voci.// La Montagna fu dimora e cura// per non morire nell’oblio delle nuvole e nell’afflizione dei rami,/ affinché non vi sia lontananza e secchezza.// Dammi la forza e la corazza della guerra,// la pazienza del ciclamino dietro il groviglio di sterpi.// Sei il canto degli stendardi nelle colonne alte,// la Patria profonda con gli occhi verso la limpida Oscurità dei monti.// La montagna è la carne e il tempo dei morti,// un pensiero vivente che si desta nella notte,// il destino di incroci e cammini che biforcano// detronizzando un’aspirazione di luce.// È cadere e aspettare,// soccombere e chiamare alla grazia dell’aurora// che nascerà, tra infiorescenze di trinitarie,// nella loquacità dei boschi.// Il destino è nella nitidezza della notte in cui si invocano i silenzi sepolti.// Scendono dalla montagna le verità occulte e dimenticate,// i semi dei prossimi infiniti e i segreti cifrati,// la catena dei secoli e i nunzi della fertilità.// Fu il rictus nella tenebra di pietra, nella città dei superi.// Grido di pietà e giustizia che sostiene il Trono tenebroso e le ossa dell’etere.// Respiro, voce d’esistenza, loquacità insigne verso le tenebre,// visione di trasformazione nel deserto,// portatrice di messaggi arcani di mistero:// la poesia bianca del Dio gentile,// il fiore d’oro e la pianta imperitura.// Il nascosto parla al nascosto e dai pozzi volano le colombe.// Nel silenzio della pietra fu il grido e la supplica della parola.// Fu liberazione.// La luna è il fiore bianco della montagna.---------------------------------- Francesca Lo Bue

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