lunedì 14 febbraio 2022

INTERVENTI = PER ALESSIA


**LUCIDI ENIGMI DISCHIUDONO IL SOGNO - (nota critica su "Alessia" di Raffaele Piazza).
*
È un’istantanea di repliche, l’immagine di Alessia che scatta sé stessa e transita, lungo un campo visivo illimitato. Illimite è sentire, attendere, svanire e insorgere nel futuro climatizzato dal vetro delle visioni, delle illusioni ed anche lungo i giorni belli del tempo, del sogno che lo abitano sostanziandosi d’un movimento inesplicabile che si fa voce e l’attraversa. Raffale Piazza, con una scrittura riferibile alla superficie dell’acqua, fa del suo poema “Alessia”, una raccolta corale di poesie-quadri, la quale plasmata da un tessuto materico inesplicabile, attraversa pagine di vita ed altre inventa - Per ogni riga, sosta l’azzurro e valica il corpo alle ombre dell’universo. Ne scaturiscono elementi irriducibili, lucidi nella volontà misterica di accostare l’assenza al possibile, la poesia al respiro schiudendolo a sfere che superino la dimensione dell’essere vivi e valichino l’eternità come passaggio di energie - Versi come gettiti metamorfici, fantastici, a tratti crudeli, scattano inquieti sui segni del reale, espropriano la pelle al corpo recitante di Alessia e lo rappresentano quale attimo sognante l’infinità - Accade così che nasca, tra scosse di significanza, un’apparenza che impasta combustioni e conduce le creature oltre le proprie identità, anche presso disarmanti normalità incastonate tra sogno e realtà, amore e dolore, bene e male - Tutto avviene alla presenza della realtà, ma i fatti sfuggono, si dissolvono nella vacuità pensosa e penosa sospesa tra il niente e il colmo, tra vita e morte, su fili di coscienza che sentono la presenza, la catturano e già essa è fuori da ogni confine - Venti anni contati come semi/sul filo delle cose di sempre/sguardo al vetro di balcone/sul mare e vedere in quel visore/ il futuro: (ansia stellante a sommergerla nell’inalvearsi col pensiero nella radura del futuro, anni a manciate ad attenderla al varco). È un ritratto intriso di pelle Alessia, vestita di senso per mano del poeta Piazza, scintilla nei passi volitivi, audaci e primaverili, mentre nuove sembianze di sé, accrescono vergini e, la conoscenza funziona da disincanto. Sfamarla contamina il corpo di voglie e, sono i fiori scolpiti nel marmo a raccoglierne urgenti colloqui con il tempo continuamente distratto, e a coincidere il destino combaciando la sua spirale eccentrica, come convenuto al principio, nel giuramento fatto al cospetto degli dei … - Come piani scenici, teatrali e al contempo fervidi di ambiti realistici, fisici e passionali, la volontà di R. Piazza, si profila ora tratteggio della figura di Alessia, poi raffinatissima immagine che giunge al lettore in un complesso processo creativo il cui ritmo alterna purezza e ossessione, confermando la precarietà di tutto lo scibile, dell’esistenza che resiste la sua vorace voglia di esistere. Alessia divora il magma vitale amando, corrompendo tutti gli spazi, risucchiando loro la linfa che abbatte i confini e sfocia nel mai visto. Espande la sua figura in mille e mille anime, Alessia; sono tutte connesse all’accensione immaginativa e, attraverso un ampio respiro metamorfico, insorgono e fluiscono nella scoperta d’altro che attende dietro pannelli opachi - Così si dipana condensandosi, la tensione linguistica, attraverso filtri sapientemente operati dall’autore. Essi si palesano infatti tra bisbigli suadenti, poi affermazioni incisive attestano una terrestrità sensuale azionata all’interno del circuito - Vitrei altri elementi, ulcerati d’in appartenenza, ossidano la difformità alla radice e ricompongono la carne quale inquieta sacca di dolore e colore, inaccettabili. Alessia illuminata, plenilunio/mistico e sensuale sulle cose di sempre/la casa, la stanza, la città/il rosso del telefono. Tutto si ferma/Tutto accade. Alessia rosavestita/per la vita nell’attesa dell’incontro/tende ai petali del fiore d’arancio/matrimonio nel futuro anteriore/della vita che la contiene. Individuazioni della provvisorietà umana, le irretisce un linguaggio a tratti familiare, poi assorto e duale, quando diviene bisogno accorato. Raffaele Piazza conduce con rigore ogni verso nel cui scatto rivelatore, la vita brucia, si fa luogo segnato di presenze capaci di emanare, un avanzamento onirico di paesaggi e forme recondite che differiscono da tutto, mentre sperimentale e personalissimo, il linguaggio si attesta rigenerativo, in tutta l'opera.
*
ALFONSINA CATERINO

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page