**ANDREA ROMPIANESI: “Riviere” – Ed. Punto a capo – 2024 – pag. 80 - € 12,00-
La vera poesia parte dalla realtà e cerca di non andare oltre. La realtà è l’immediato, nel senso di ciò che si manifesta immediatamente. Tornare a un ‘vedere’ che precede il ‘guardare’, intendendo con ‘guardare’ un atto di volontà, anche solo di comprensione. Così semplicemente nel prevedere la quotidianità riusciamo ad immergerci nell’atto del capire. Siamo noi ad andare verso di esso, ma è il manifestarsi stesso che, come un trauma, ci sorprende e ci coglie impreparati. La volontà, l’io, la ragione, sono una risposta all’immediato, all’inaspettato. Anche il più bel paesaggio, che ci delizia con la sua grazia, si presenta a noi come esterno, preesistente a noi. L’evento o gli eventi si offrono come fulminei nel senso positivo in risposta ad un primo riflesso che potrebbe apparire anche irrazionale.
Rompianesi prende scrupolosamente appunto delle evenienze e degli abbagli, delle incursioni e degli impulsi, del lucore artificiale e dello splendore del creato, per ricamare metafore a tutto spiano, in un rincorrersi di versi che cercano quasi sempre di evocare la potenza dell’esistenza.
Egli si adagia: “solco appisolante tardo forma/ copertura blu cobalto gialla/ circonferenza ombra piantato palo/ sabbia adultera solcata (laica)/ quasi rimosso cumolo paletta” in un gioco vertiginoso di parole simbolo che destano l’attenzione per poter centellinare il vincolo descrittivo.
Nel risvolto di copertina possiamo leggere una nota del poeta che riesce a decifrare il contenuto celatamente ricucito nei testi.br /><
“Appunti in traccia poetica variante architetture testuali a murmuri effetti di passati soggiorni, nei primi tre tempi liguri, nel quarto toscani, dove la sonorità del vocabolo evocante l’oggetto si fa processo di concreta attuazione¸ così l’essenza sta alla potenza come l’esistenza all’atto. Si evidenzia l’accezione materica nelle prime tre sezioni, attraverso però differenti realizzazioni formali. Nell’ultima affiora ed emerge una volontà descrittiva. In tutte si dipana il vincolo di materia e forma da cui scaturisce, come filo conduttore, l’identità del correlativo oggettivo rivelante sensazioni e approdi di percezione in grado di indicare, quando gli spiragli si fanno richiami, ciò che diciamo costitutivo e fondante l’opportunità dell’ulteriore.”
La “partita” ci trascina pagina dopo pagina in un continuo riversarsi di quesiti e di fulgori che si dipanano come un gomitolo di lana tra le unghiette di un gatto furioso, dal “plasticato lucido/ del tavolino” al “mormorio per ciottolo/ sotto il passaggio rapido”, da “litoranee etrusche/ assili/ riconducibili/ ai distici residenziali” alla “darsena porto attracco ormeggio/ (silenzioso) innesto targato palme”.
L’humus è continuamente da scoprire attraverso una poesia che mette a dura prova il percorso sapiente della memoria, ottenuto dalla forza dell’uso molto suggestivo della lingua.
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ANTONIO SPAGNUOLO
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