SEGNALAZIONE VOLUMI = ALBERTO PELLEGATTA
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Alberto Pellegatta: "Piccola estate" - Ed. Guanda 2025 - pag. 116 -- € 16,00
Che il libro di poesia sia diventato ormai un veicolo che non fa molta strada, escluso com’è da un mercato florido e dalla maggioranza del pubblico disattento, nonché dalla crisi generale dei quotidiani, lo sappiamo bene e non ce ne meravigliamo più. Ma fortunatamente la poesia vegeta ancora nelle onde di eventi che disperdono disperatamente l’effimero, così come i numerosi volumi che giungono alla mia scrivania quotidianamente, in cerca di qualche spazio che illumini la creatività.
Piccola estate è la traduzione del termine spagnolo Veranillo e indica l’ultima fase d’una stagione calda che può arrivare fino a mitissime giornate d’ottobre. Momento di sospensione che si prolunga ad interim: non è estate, non è ancora autunno. E si dilunga in morbidezze colorate tra la realtà quotidiana e le nebbie del sogno, tra lo scorrere inesorabile del tempo e l’illusione dell’eterno, uno stato felpato dove immaginazione e plasmabilità si incrociano.
Qui il vertiginoso rincorrersi delle figure circonfuse dal ricordo, per una memoria che accasella nel sub conscio ogni lampeggio, diviene motivo del ritmo serrato dei versi, in una scrittura attentamente variegata pagina dopo pagina, che si alterna occasionalmente a brevi interventi figurativi, nei quali si accendono cortocircuiti capaci di controllare contrasti e appagamenti.
“Amore che metti tutto in disordine/ che accumuli mutande sulle sedie/ non siamo i soli svegli a quest’ora/ ci sono i soldati e, con i turni di notte, i ladri. /Azzurro che bruci i segreti/ e non fai di-stinzione tra scogli e numeri di telefono/ le loro bocche sono un unico spavento/ che bello stare meglio”. Tratteggi che consentono fumose malinconie nelle quali c’è sempre la semplice osserva-zione di un vissuto del tutto temporaneo.
Alberto Pellegatta cesella con eleganza empatica, giudiziosa, ma anche accanita colorazione, lie-vitando il verso tra pubblico e privato: “le tue bugie mi fanno capire/ che la verità serve a ben po-co”.
In queste pagine non mancano anche suggerimenti sociali, come ad esempio indica la poesia “Pia-no per lo spostamento del Vaticano in Argentina” (pag. 56-57), che appare come una corretta e benevola chiacchierata da sottolineare. O interventi in prosa che illustrano usi e costumi, medita-zioni o singulti, interferenze condominiali, riferimenti documentati ad autori del passato, brevi racconti di avvenimenti familiari.
Scrittura policroma, dove l’io è sempre raggiungibile nella sua schietta cifra sia lirica che immaginifica, tra metafore e sorprese che puntellano il sussurro.
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ANTONIO SPAGNUOLO



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