giovedì 20 novembre 2025
SEGNALAZIONE VOLUMI = RITA PACILIO
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Rita Pacilio: “La prima parola” – Ed. Di Felice edizioni- 2025 – pag. 64 - € 10,00
Sotto il velo dell’allegoria la profonda consapevolezza di essere per interi immersi nel ritmo incalzante dei versi Rita Pacilio costruisce, cesella, ricama un vero e proprio poema, in cui l’attore principale è la parola che prende il corpo, in una visione simultanea tra forma resa linguaggio e linguaggio fuso alla quotidianità.
“La prima parola possiede la vita, / una pietra nera è la rotta che avanza/ voce aperta sul punto esatto. //Si muove così la storia, una mano/ per volta o un pugno caduto/ come una carestia sul cuore.”
Le immagini che tratteggiano un percorso policromatico si addensano tra le sillabe che come una cascata ininterrotta diventano progressiva visione dell’io che ondeggia tra sentimenti, accadimenti, tremori, illusioni, invocazioni, banalità e certezze, nel piano estensibile del nostro ego. Per la poetessa la tematica anche se uniforme nel dettato è variegata e cerca di testimoniare una quotidianità che vaga dal tentativo di rifugiarsi nei ricordi alle aguzze ampiezze filosofiche.
“E’ l’aurora il tempo sublime: /tutte le persone di fronte/ al sole / imbambolati ma svegli / in mutamento /con il dominio della conoscenza / condizionando la volontà-.”
Con estrema precisione Eliza Macadan scrive in postfazione: “Il poema nasce dalla luce di una prima parola – immagine originaria, quasi biblica – e abbraccia l’intero spettro dell’esistenza: la morte dei genitori, il mistero dell’infanzia, la gioia dell’amore, la precarietà del tempo, l’invocazione di Dio. Tutto respira in successioni ampie, a spirale, dove la memoria personale diventa memoria collettiva”.
Viaggio lirico che avvolge il destino in una vela musicale, che al vento diventa il nastro adesivo colorato, accelerato da improvvise rivelazioni e da fermentazioni in grado di accompagnare la coscienza nel tuffo della ricerca simbolica.
“Un giorno avremo parole/ perfette per il nostro viaggio/ tra le stelle/ fisse sul lino del cuscino/ e la mia faccia.”
Così la scrittura limpida adotta dinamiche fondamentali per la tessitura di un continuo impatto speculativo, tra suggestioni e congetture da difendere anche per il naturalismo meccanico dei nostri giorni e per un realismo rimodellato che non sarà mai ripiegamento solipsistico.
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ANTONIO SPAGNUOLO

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