Antòn Pasterius – "Blasfemie concettuali e aforismi"-- Fermenti Editrice – Roma – 2017 – pag. 147 - € 18,00
Il moldavo Antòn Pasterius, oggi ottuagenario, si trasferisce giovanissimo in Francia dove svilupperà i suoi polimorfi interessi. Nel 2007 pubblica la sua prima raccolta di poesie, L’amore dentro. L’immagine in copertina è dell’Autore. Altre sillogi poetiche sono inserite in varie antologie. Nel 2009 esce il romanzo L’attesa e l’ascolto. L’attività irriverente del poeta – aforista trova la sua concretizzazione nel volume Parole lesse e connesse, 2012. Nel 2013 viene pubblicato 3 d’union, nel quale l’A si è aggiunto con un gruppo di poesie e due racconti alla validissima coppia di amici Luciana Riommi e Giovanni Baldaccini, dando vita ad un volume particolarmente interessante. Segue la pubblicazione del romanzo Le vicissitudini della libertà, 2015, mentre è del 2016 la raccolta di racconti Nove pazzi facili. Tutti i libri del Nostro sono pubblicati con Fermenti Editrice. Ha scritto anche per il cinema e per il teatro e svolge in parallelo un’intensa attività nell’ambito dell’arte figurativa.
Blasfemie concettuali e aforismi mostra in copertina l’opera pittorica dello stesso Pasterius La bagarre, 2017, tecnica mista, che rappresenta linee curve in dinamico ondeggiare. L’immagine per questo movimento s’intona al discorso aforismatico.
È un libro che si può considerare in continuum con la precedente raccolta di aforismi dell’autore, Parole lesse e connesse comparsa nel 2012; presenta un’esauriente prefazione di Antonino Lo Cascio che è anche Traduttore dal francese e Curatore.
Come leggiamo nella scheda il volume è destinato ad un pubblico che ama riflettere su massime e pensieri, ora dolci, amari, scoppiettanti, saggi, etc, per chi su tutto indaga, strombazza, irride, in nome di una sagacia schietta e irriverente, com’è il caso di Pasterius.
Contrariamente al precedente libro di aforismi, che era scandito in diciotto capitoli tematici, Blasfemie concettuali e aforismi non presenta suddivisioni. Come scrive il traduttore Lo Cascio. L’Autore, sfoderando una nuova capacità innovativa, ha voluto ometterle, lasciando questo compito al lettore, che potrà eseguire il giochetto tassonomico in modo personale o con gli amici. Si crea quindi un’interazione tra chi scrive e chi legge.
Quanto suddetto rientra nella concezione ludica della sua produzione. Per questo la pagina dell’indice appare senza indicazioni, in attesa di essere redatta.
Il testo è costituito da quattrocento aforismi di diversa estensione, con versi formati spesso da una sola parola.
I vari brani hanno un tono epigrammatico e strutturalmente sono compatti e rarefatti.
Cifra essenziale della poetica di Antòn è quella di una pronuncia mordace che può essere gioiosa, amara, nel raggiungere una marcata dose di trasgressione.
Gli aforismi sono eterogenei e toccano campi esistenziali dell’esperienza umana, dal pubblico al privato, dal sesso alla religione, dalla politica alla sociologia, dal senso del tempo che passa alla natura.
Ogni singolo brano può essere percepito come una definizione nella quale attraverso il nonsense vengono espressi i concetti. Perciò si può considerare il libro, a partire dal titolo, intriso di un certo intellettualismo e di un ottimismo di fondo, sebbene non manchino nella sua sensibilità accenni al dolore più o meno sfumati.
Sembra che Pasterius giochi con le parole, plasmando nessi attraverso sintagmi che si realizzano con accensioni e spegnimenti subitanei sempre icastici. Questi sono il frutto di una coscienza letteraria intelligente e poliedrica e di una fantasia creatrice multiforme e feconda che consente allo scrittore di non essere ripetitivo.
A proposito del titolo blasfemie si deve mettere in luce che con garbo ma anche con sarcasmo si gioca anche con il concetto di Dio.
Il poeta si diverte anche producendo allitterazioni nell’esprimere quella che potrebbe essere definita una sua filosofia del quotidiano. Pare puntare la sua cinepresa sulla realtà, restituendocela con parole provocatorie nella loro paradossalità.
Una certa carica minimalistica s’inserisce nell’esauriente discorso aperto. Le parole pronunciate con intensità, producono strutture eleganti, raffinate e ben cesellate e il tono è assertivo.
Da notare che ogni aforisma sembra costituire brevi apologhi spesso intrisi di segmenti ilari.
Anche il tema etico è affrontato quando viene detto che nel momento in cui offendiamo gli uomini dileggiamo una certa matrice che ci appartiene.
L’aspetto giocoso che ci fornisce Antòn è dato anche da una polisemia dei vocaboli e dai frequenti doppi sensi.
Il genere aforismatico è praticato attualmente nel nostro panorama in maniera abbastanza diffusa, e Pasterius in tale ambito può essere definito un suo appropriato esponente.
L’autore sa di raggiungere verità che forse solo con l’ironia si manifestano.
Inoltre è da ricordare l’onnipresente dimensione surreale del poiein, prevalente nelle appropriate dizioni.
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Raffaele Piazza
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