martedì 3 marzo 2020

SEGNALAZIONE VOLUMI = MAURO PIERNO


Mauro Pierno, Ramon, Edizioni Terre d’ulivi, Lecce, 2017, pp.58, euro 10

Perché Mauro Pierno sceglie per questa sua agile ma densa plaquette il titolo Ramon? La spiegazione, almeno una spiegazione parziale, l’ho trovata a pagina 27 di questa sua raccolta poetica, e viene dal Sergio Leone di Per un pugno di dollari:«Al cuore Ramon, al cuore,/ altrimenti non riuscirai a fermarmi…» E il poeta, nato a Bari nel 1962, autore assai apprezzato di testi teatrali, scrive a integrazione del brevissimo monologo del film di Sergio Leone:«Sparano al sole/ centrando solo nuvole e nuvole,/ senza bersaglio» e da soli questi pochi versi sono una dichiarazione di poetica.

Il libro poetico di Mauro Pierno, Ramon, consta di tre sezioni che l’autore denomina “Libri”:

Libro A, Perdo il controllo del silenzio; Libro B, Le parole sistemano se stesse; Libro C, l’assonanza. Messi insieme i tre titoli, ri-proposti in distici, si ottiene:

“ Le parole sistemano se stesse.
Perdo il controllo del silenzio.
L’assonanza.
Al cuore Ramon, al cuore.
Altrimenti non riuscirai a fermarmi.”

E al cuore delle emergenze del nostro tempo mira nei suoi versi Mauro Pierno, accatastando fotogrammi in uno stretto rapporto tra parole e immagini, come tanti fiori messi nei bicchieri.

Con chi parla il poeta? Fa finta di parlare con sé stesso ma esterna il di dentro, nella nostalgia della parola che nessuno più abita. Cerca la sua patria linguistica. In un ‘io’ poetante senza narcisismo, senza la pretesa di porsi a misura del mondo, e della storia, Mauro Pierno si dichiara:“avrei voluto essere un poeta/ fingo// avrei voluto esserlo per davvero/ scrivo.”

Cosa cerca il poeta di Bari e che vive a Ruvo di Puglia? In una forma di “giustificazione” di Ramon, Mauro Pierno scrive:«Cerco il diletto di cose inutili. Concettualmente divenute inutili[…], dell’acqua, per esempio, che danza e sorride, senza ragione, per il solo diletto del poeta […]». Nel corpo il poeta avverte una zattera immobile, alla fine Mauro Pierno si consegna al vento,

“al vento part-time, scodinzolandogli attorno/ ho sottratto la voce”.

Questa raccolta, Ramon, non ha presentazione, non ha retro di copertina, non ha nemmeno postafazione. In epigrafe ha soltanto uno stralcio delle Finzioni di Jorge Luis Borges, riguarda il cosiddetto «metodo regressivo» di accostamento a un libro: “per localizzare un libro A,/ consultare preventivamente il libro B;/ per localizzare il libro B,/ consultare preventivamente/ il libro C; e così fino all’infinito…”. Mauro Pierno qui è ancora distante dal distico e dal polittico, cui tuttavia tende. Costruisce ragnatele ma non di fili, bensì di « masserizie&immondizie», fa barricate di plastiche e scarti nel ricordo della “totalità” smarrita, se non definitivamente perduta. Nell’esilio permanente che per il poeta è «esilio linguistico» a Mauro Pierno di Ramon non resta che evocare strappi, spaesamenti e spoliazioni nello statuto non dichiarato delle parole dimenticate: “l’aria statica primaverile/posata sopra i corpi,/ sorride stralunata:/ un’ebete striscia chiara,/un’anemica sensazione di franchezza.” Ironia? Forse sì, ma ironia intrisa di malinconica meditazione sulla perenne condizione di esilio che poi è la vita.

*Gino Rago Roma, 21/22 febbraio 2020

4 Commenti:

Alle 3 marzo 2020 alle ore 10:29 , Blogger Mauro Pierno ha detto...

Come fossi su un trampolino!!!
Grazie! Un caro saluto, onorato per l'ospitalità caro Spagnuolo.
Un abbraccione Gino, grazie.

 
Alle 3 marzo 2020 alle ore 22:43 , Blogger giorgio linguaglossa ha detto...

Mauro Pierno è un poeta in rapida evoluzione, ha mandato al macero la poesia accademica e prosegue dritto nella sua ricerca di una poesia archeologica del presente, fa una archeologia del presente, poiché il passato è stato dimenticato dalla odierna civilizzazione di massa e del futuro lui si considera un po' un antenato, una sorta di astronauta della Terra

 
Alle 6 marzo 2020 alle ore 10:52 , Blogger Unknown ha detto...

quello che apprezzo di più è la leggerezza delle parole di Mauro Pierno, quella leggerezza appresa alla scuola della nuova ontologia estetica

 
Alle 30 agosto 2020 alle ore 12:35 , Blogger Francesco Lorusso ha detto...

La poesia di Mauro Pierno parla da sola, perché a parlare è un vero poeta, un po' appartato e tanto umile. Come pochissimi sa usare parole precise, di grande evocazione e ispirazione con una pronuncia dalla personalità inconfondibile.

Un raggio palloncino di caldo sole primaverile / attaccato al pensiero biologico della nostra specie / corre a passeggio nell'idea-ambiente e segue / biricchino, sorridendo, l'evolversi del non tempo.

(Un esempio fra tanti da pag.17)
Ho la fortuna di avere il volume fra le mani.

Comlimenti a Gino Rago e un grazie a Mauro Pierno.

Francesco Lorusso

 

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