martedì 11 dicembre 2012

RECENSIONE = POESIA AL FEMMINILE

“TRATTEGGI SUL FILO” – Pagine di diario femminili -Ed. Ilapalma, Palermo 2012

Una Antologia scritta ‘solo’ da donne che sembrano raccogliere, nei loro intendimenti, quanto Renato Guttuso, all’indomani di una visita al Cardinale Pappalardo, scriveva all’illustre prelato: “Lei sa quali siano i miei ideali e le mie speranze nei confronti di una organizzazione più giusta della società, ma sempre più mi accorgo, invecchiando, che le riforme debbono partire dall’interno delle coscienze”. C’è, in questo monito del pittore bagherese, un riecheggiare del sempre attuale motto greco: uomo, conosci te stesso. Ed è proprio ciò che si propone il libro- diario cui si accennava sopra, Tratteggi sul filo, per i tipi di Ilapalma, Palermo, uscito di recente.
Il libro si apre con un interrogativo della curatrice, Mariolina La Monica, fine poetessa, scrittrice e operatrice culturale di Casteldaccia: «In un’epoca di scarsa riflessione esistenziale, si chiede e chiede, Mariolina, di mania di protagonismo, di dilagante corruzione dell’essere, può nascere la volontà di rinnovamento sentito che metta al bando l’indolenza di scavare in sé e accostarsi all’altro e conduca ad un diverso modo di esprimere il proprio essere pensante, con la parola nuda, chiara, verace?»
Ed è proprio attorno a questo invito che ruotano le riflessioni di trentacinque donne, trentasei, se comprendiamo anche Mariolina, tutte appartenenti, si intuisce, a vario titolo, al mondo della cultura: poetesse, scrittrici, organizzatrici di eventi culturali, forse anche pittrici, e diciamo forse, perché l’unica traccia che si ha di queste scrittrici sono la data e il luogo dove le pagine sono state pensate e stese, come dire lo spazio e il tempo, l’hic et nunc, il ‘qui ed ora’ dei latini, ma uno spazio e un tempo che si annullano a vicenda, che perdono della loro fisicità, ammesso che il tempo abbia una sua fisicità, per farsi parola, pensiero, riflessione. Da qui la coerenza con quanto auspicato da Mariolina La Monica, vale a dire una scrittura scevra da infingimenti, una sorta di confessione in pubblico, come quando si affidano a un diario pensieri e considerazioni che è opportuno non palesare pubblicamente.
Ne è venuta fuori una raccolta di “pagine di diario femminili”, che è poi il sottotitolo o, se vogliamo, l’altro titolo del libro in questione. E sono pagine ora delicate, dove la poesia vi trascorre con leggerezza (“Osservo il riquadro di cielo alla finestra e sono vento e musica a scolpirmi l’anima”, scrive Alma Adic da Messina un 29 novembre) ora di una ingenuità bambina (Franca Alaimo, in un viaggio verso Brest, in Francia, dopo avere colto le note di un canto religioso, che sembrano carezzare le foglie, si chiede “Posso anch’io pregare il nostro Dio con voi, fratelli alberi, foglie bambine?”), ora di quella franchezza che si affida proprio a un diario (Francesca Guajana confessa che avrebbe voluto fare la cantante lirica e che non essendoci riuscita si è data allora alla poesia divenuta col tempo il suo «tutto», ‘mentore’ il noto poeta e saggista Salvatore Di Marco). Danila Guérin, emigrata con la sua famiglia, scrive da uno sperduto villaggio della Svizzera e ci racconta della sua seconda vita che «ha riconsegnato al mio umore la tranquillità che desideravo» pur nell’inevitabile nostalgia dei luoghi «dove hai lasciato la tua infanzia e la tua giovinezza, impresse sui muri di quelle case, sui ciottoli di quelle strade.»
Impossibile richiamare le singole autrici con brevi citazioni per ovvi motivi di spazio; pure, dopo le prime due con cui abbiamo aperto queste note, e la Guajana e la Guérin, che si collocano alfabeticamente al centro delle trentasei riflessioni, vogliamo chiudere con le due scrittrici che chiudono il volume: Francesca Simonetti e Francesca Vella, che offrono due spaccati diversi dell’universo femminile, due sensibilità opposte e che proprio per questo si integrano, si completano.
Francesca Vella volge i suoi occhi a quelli che oggi definiamo con terminologia più umanizzata e umanizzante ‘diversamente abili’, sicché apprendiamo che mensilmente si tengono dei concerti in casa di persone disponibili ad ospitarli tenuti da questi nostri fratelli meno fortunati di noi, un messaggio, quindi, forte, quello lanciata dalla Vella, che pone sotto diversa luce la condizione di queste persone, una luce che si fa solidarietà convinta e concreta.
Altrettanto forte il richiamo alle nostre responsabilità dell’altra Francesca, la Simonetti, che apre con il noto hobbesiano, homo homini lupus, ‘l’uomo lupo all’uomo’. E mai, forse, come oggi, questa massima così disgregante . così violenta, così corrosiva si attaglia alla realtà e società odierna, dove il cosiddetto dio denaro e la dea corruzione la fanno da padroni. Da qui il grido della Simonetti: «Qualcuno dovrebbe riflettere sul da farsi, prima che sia troppo tardi. La distruzione è sotto i nostri occhi, specie ogni sabato sera, e rischiamo di vagare su zattere pietrificate alla deriva». Zattere pietrificate alla deriva.
Vogliamo chiudere qui, con questa potente immagine, queste considerazioni su un libro che è tutto da leggere e da scoprire. C’è solo da sperare che l’uomo torni a guardarsi dentro, a interrogarsi nel profondo della propria coscienza, a trovare in se stesso la soluzione dei problemi che sembrano travolgerlo, come auspicava Guttuso e come è nel messaggio delle trentasei donne che hanno dato vita a questo libro. Diversamente le zattere di cui diceva la Simonetti è fatale che vadano a infrangersi contro rocce che la ridurrebbero in frantumi difficili poi da ricomporre.
VITTORIO RIERA

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