mercoledì 6 novembre 2013

SEGNALAZIONE VOLUMI = ENZO VILLANI

ENZO VILLANI – “Gli dei sono malattie” -Fermenti Editrice – Roma - 2012 – pagg. 79 - € 13,00

Enzo Villani ha pubblicato varie raccolte di poesia: tra queste ricordiamo Girasoli bruciati, Fermenti, 2008, ed è autore anche di romanzi; vive tra Istanbul e Roma.
Il testo, che presenta il sottotitolo Epigrammi ed è prefato da Gualtiero De Santi, non è scandito ed è strutturato in modo omogeneo.
Ogni pagina della raccolta include due poesie, quasi sempre molto brevi, e, in chiusura, incontriamo l’unica composizione lunga che ha anche un contenuto programmatico, intitolata Gli Die.
Gli dei sono malattie costituisce una rilettura in chiave postmoderna della classicità, attraverso una estesa galleria di personaggi dell’immaginario, spesso dei o dee, a volte altre entità.
La scrittura è permeata da una vena di sottile ironia, ma è anche nominato un forte senso del dolore e si percepisce la sensazione di un sentimento di perdita e di caduta, detto con tono sarcastico e irriverente.
Nel panorama odierno l’opera si colloca in una posizione di assoluta originalità per i suoi contenuti: infatti un libro intriso tout-court di cultura e tematiche relative al mito è veramente un unicum.
Ogni poesia è dedicata ad un personaggio della sfera della leggenda, che si esprime in prima persona, ed è presente un aspetto ludico in questa poetica, che si manifesta in un tono lapidario e originale.
Si deve sottolineare che ogni verso inizia con la lettera maiuscola e termina con il punto: questi elementi contribuiscono a dare compattezza formale ai vari segmenti, li rende molto concentrati e anche icastici, simili a schegge acuminate.
L’’insieme delle poesie costituisce un caleidoscopio di immagini, una polifonia di argomenti e situazioni molto eterogenee tra loro, sempre in bilico tra gioia e dolore.
La dizione è vagamente lirica, caratterizzata da precisione e velocità, che si coniugano ad eleganza stilistica ed ogni componimento è efficacemente risolto; le composizioni sono suddivise in varie stringhe minime di parole da una frequente punteggiatura.
Spesso ’incontriamo situazioni scabrose ed erotiche, senza cadute nella pornografia, e non manca il tema della metamorfosi, in sintonia con il mondo atavico, che fa da sfondo, anche se talvolta vengono detti elementi della contemporaneità, come il bus, il condominio e l’ecstasy, che creano slittamenti temporali.
Come scrive il prefatore, con bella concisione epigrammatica, il testo che ci avvia alla lunga suite dei ritratti antichi, proclama che stare al mondo è angoscia, è cura (al modo leopardiano): asserisce che i nostri indugi sulle illuminazioni momentanee, persino quelle del sesso e insieme del desiderio di conoscenza ed espansione, valgono l’affanno, i deliri e le inquietudini; che tutto ciò che rimane alla conclusione di una vita come di un’esperienza, corrisponde alla falsità oppure al martirio.
C’è da mettere in rilievo che una forte chiarezza espressiva caratterizza il tessuto linguistico del libro, che può essere letto come un poemetto, per l’unitarietà del tema che accomuna tutti i frammenti, simile ad un mosaico, del quale ogni poesia è una tessera.

RAFFAELE PIAZZA -
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Gerione

Ero il più forte del giro mani da per tutto.
Uno mi denunciò: i buoi nutrivo con la carne.
Allarmai l’opinione pubblica. Venne un Ispettore..
Dall’Alto e fu la fine: me li tolse tutti.


Dioniso

Con un bicchiere passa la malinconia.
Poco e vi scioglie delle pene.
Per i miei gusti mi vedete effeminato?
Vi farò sbranare da una delle mie donne.
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