martedì 10 dicembre 2013

SEGNALAZIONE VOLUMI = FLAVIO ALMERIGHI

FLAVIO ALMERIGHI: “Voce dei miei occhi” --Fermenti Editrice, 2013, pagg. 79, € 12,00

Flavio Almerighi è nato a Faenza nel 1953; le sue prime liriche risalgono al 1976. “Voce dei miei occhi” è una raccolta di poesie non scandita, caratterizzata da un notevole equilibrio formale; la voce poetante è sicura e tutte le composizioni sono felicemente risolte. La poesia eponima, in apertura del testo, è molto icastica ed è strutturata in cinque brevi strofe; si tratta di un componimento di carattere solipsistico, nel quale l’io poetante pare dialogare con se stesso e, anche per questo, in essa, troviamo una valenza filosofica; il tono in “Voce dei miei occhi” è generalmente stringato scabro ed essenziale. A livello stilistico, nella raccolta, ci sono poesie strutturate in un unico periodo ed altre formate da varie strofe; molto spesso è la quotidianità a fare da sfondo alle situazioni descritte, che spaziano dal pubblico al privato.
Diverse figure di donne vengono cantate dal poeta, tra le quali la pittrice Charlotte Salomon; come scrive Maria Grazia Calandrone, nell’acuta prefazione, questa ragazza condivise la medesima sorte di Anna Frank, ma se Anna affidò alle parole i diari della sua breve vita, la Salomon usò delle immagini per fare resoconto dello stupore e dell’inguarito dolore di quei terribili anni. La Salomon di Almerighi dice che le cose sarebbero state le stesse anche senza il suo sguardo. Ma invece, grazie a lei, una vita ha minuziosamente attraversato i decenni, ci è arrivata nonostante i dettagli, nonostante la morte, nonostante l’atrocità dell’ Olocausto. Leggiamo la poesia Charlotte Salomon:-“ lascio vestiti e mani a una gruccia/ il veleno del verme mi ottunde/ ha colore simile al sangue, m’inquina// passo su una pavimentazione precisa/ progetto affatto mio nei limiti/ di tele spente anzitempo// sulla dorsale l’osservatore distratto/ m’indica le cose, sarebbero le stesse/ anche se non ci fossi// in assennata visione di deserto/ io piccola piango,/ unica acqua per milioni di miglia/ e tutto l’impianto gemendo cresce/ nella stanza da letto spretata/ dov’è carezze trascorse ancora qui/”- si tratta di un componimento articolato in cinque terzine ed i versi proseguono, in esso, in lunga ed ininterrotta sequenza e senza nessun segno d’interpunzione, tranne due virgole; un’ icasticità potente sottende questo testo, icasticità che deborda in una certa forza espressiva, a partire dalla prima strofa nella quale è detto addirittura che il dolore del verme ottunde l’io poetante: vengono detti pianto e gemito, descrizione dei sentimenti di una vigilia di morte a causa della crudeltà del nazismo.
Nonostante il fatto che il testo non sia scandito, non si può dire che esso abbia una valenza poematica: infatti non esiste un filo conduttore, un filo rosso che leghi tra loro i componimenti, che si presentano tutti come quadri ognuno separato dall’altro; accomuna tutte le poesie una tensione verso la scoperta del senso della vita, una ricerca di una possibile, se non felicità, almeno serenità, nell’esserci nel mondo; del resto anche la suddetta Charlotte Salomon, più o meno presaga della sua tragica sorte nel campo di sterminio, trovava la forza di dipingere, quasi come se i suoi quadri potessero esorcizzare il mondo e l’atmosfera che la circondava.
Emblematica sembra essere la composizione e, due di uno:-“ A nulla servirà non smettere/ di guardare il buio gettato dentro/ mentre due chiocciole cumuliformi/ si spostano lente in alto/ come i loro traslati/ uguali ai mari di naufraghi e pesci/ che si accorgono di te/ solo quando stanno per cadere// E, due di uno, api operaie/ cresciute a rose e scogli noi/ siamo filo rosso/ che le tigne mai/ sapranno scomporre/”-

RAFFAELE PIAZZA -
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Minuscola

Un po’ ovunque, chiunque
dappertutto al mondo c’è qualcuno
e compie gli anni
rosa spina il tergicristallo
precisa nella circonferenza
riga e segna tenuta assieme
dalla velocità di crociera
e dal dono piacente della pioggia
il temporale somma
botti e festa, evoca sé stesso
nel compleanno ogni mese
e io come lui a stupirmi
di quanto minuscola sia
ogni certezza.
**
Ragione di restare

i rimasti a salvare i rimasti
non c’è altro modo, ragione di restare
proteggere il bianco degli innocenti
né più straziante del guaito
nel pianto di un piccolo

torna a letto
sotto le coperte calde che sembrano vive
per riprendere il sogno
nel punto del segnalibro, a segnare
là dove l’hai lasciato


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