sabato 29 agosto 2015

SEGNALAZIONE VOLUMI = BONIFACIO VINCENZI

BONIFACIO VINCENZI : "LA BAMBINE DI CAROLL", Ed. LietoColle 2015- € 13,00
Ci sono libri che ti segnano per il piacere e il senso di benessere che ti lasciano dopo la lettura, altri ti lasciano qualche conto in sospeso o interrogativo aperto, e poi ci sono quei libri che ti inquietano con una tale tensione che ti accompagna come una seconda pelle ti costringe a fermarti e a tentare almeno di formulare delle ipotesi sul sempre valido: Chi siamo e dove andiamo!
Quello di Vincenzi rientra in quest’ultima categoria. E lo si avverte già dal titolo e dall’immagine della copertina. Così, il richiamo al capolavoro di Carroll rimane un punto di confronto indispensabile. La discesa nel mondo dell’inconscio di Alice fa da contrappunto alla salita invocata già dalla prima poesia del libro di Vincenzi: nessuno ama la salita…
Ci viene allora naturale interrogarsi sin dall’inizio sul ruolo della scrittura come luce sulla realtà invisibile, sul suo dire ciò che crede, che, tuttavia, è l’unica vera realtà.
È stato spesso detto che questo libro sia un invito alla meditare sul senso dell’uomo in questa vita, ma per me, più che un invito alla meditazione sembra un lancio di guanto (magari simile a quello del Coniglio Bianco di Alice), una sfida dinamica e acrobatica a considerare e cancellare allo stesso tempo tutte le certezze, diventare bambini, con la saggezza degli adulti. In poche parole, una sfida per esplorare fino in fondo, qui attraverso il linguaggio, le paure, le conoscenze, la morale e sondare bene quella realtà superiore che sembra statica, ma tale non è.
La poesia di Vincenzi si sviluppa in sentieri che ricordano molto lo sforzo mitico di Sisifo, si sale e si ricomincia da capo. Si diventa un Nulla per potersi mettere in ascolto del canto: un pugno chiuso/un cielo e un mare di carta….e cercare di afferrarlo ti prego vita/ torna a cantare/ da quella bocca che non conosce il canto
Il poeta consapevole del fatto che niente è reale, non vuole rimanere spettatore della vita, anche se questo è secondo lui l’aspetto predominante, ma insiste nel volerci condurre oltre “l’incanto dell’indifferenza” perché poi chissà ”se ci aiutiamo potremmo amarci per sempre” .

Il viaggio di Alice inizia nella tana del Bianconiglio, il viaggio di Vincenzi inizia in un bivio, non importa quando e dove, sappiamo solo che per poter veramente vedere è necessario che vengano stravolte le percezioni sensoriali, in una dimensione precaria dove la logica sembra essere ridondante. Il tempo e lo spazio si sgretolano e quell’area più oscura della psiche inizia a manifestare i suoi meccanismi paradossali.

Siamo qui nel tuo sangue,
gridano gli assenti
mentre la morte fa un altro giro
a spegnere di sguardi

La legge del non-sense può essere una chiave di lettura non per il modo in cui la Vita accadde. Sarebbe sufficiente ripassare al setaccio i ricordi e la memoria per capire che si ci si è incamminati in un mondo che non ci appartiene dove un cristo pentito torna ogni notte sulla terra e grida .

E allora se tutto è un non – sense e il mondo con le sue convenzioni una continua prigionia qual è il compito dell’uomo? O meglio, quello del poeta? Beh, in questa raccolta sembra che prima di tutto bisogna diventare capaci di cogliere il Tempo nella sua vera essenza di staticità e immutabilità che però sotto la spinta della scrittura e del desiderio personale può piegarsi a ciascun bisogno individuale.
Sarebbe forse utile riportare un riferimento alla sottile riflessione di Agamben in Uomo senza contenuto. Dopo Hegel, l’unità tra l’identità soggettiva dell’artista e la materia si spezza e accadde una lacerazione radicale, quindi abbiamo due poli, i contenuti in una dimensione inerte e la libera soggettività del principio artistico, al di sopra dei contenuti come super partis, che può richiamare o respingere secondo il libero arbitrio.
L’arte diventa così libertà assoluta, e potrebbe non aver bisogno di nessun contenuto, perché può soltanto misurarsi alla vertigine dell’abisso.

Ci sarebbe da aspettarsi altro
dalla geografia degli archetipi
più sentieri forse
e un divincolarsi di fiamma
da un piano all’altro dell’essere

La coscienza in evoluzione del poeta non può stare intrappolata nella ristrettezza, la ricerca del senso come Via, che il bosco (per restare nell’intertesto di Alice) continuamente indica e smentisce si compie in un tempo che è quello del desiderio.
-"Che roba! Roba dell'altro mondo! Tutto il mondo, oggi, è roba dell'altro mondo! Gridava Alice durante le sue trasformazioni nei meandri della psiche, un valido esempio questo come il Sé è l’Altro, il proprio essere per se è come essere fuori dal sé, solo così si ci si può riconoscere in quel principio assoluto della verità più alta dell’esserci al mondo.
Bonifacio Vincenzi non esce sconfitto dal confronto con il “vero fluire della vita”, anzi, lo scorrere nell’immenso mare degli eventi dell’essere, senza domandarsi più il perché delle cose, o in che modo queste possano essere possibili, lo porta a sentire solo quel sovvertimento di tutte le certezze, e le verità per poi demistificarle. Per la poesia tutto è probabile.
Ecco, allora, la possibilità di salvezza: essere coscienti della molteplicità delle maschere che ognuno indossa, sfuggire alle regole imposte e dalle convenzioni e manifestarsi in poesia, la maschera nuda per eccellenza che riesce ad esorcizzare e ad essere ciò che è davvero, identificandosi di volta in volta con ciò che vuole e credendo a tutto ciò a cui il vero io dice di credere.

Dall’albero pendono arance
in nessun luogo i sogni
diventano realtà

Attenti, dunque, sembra allertarci Vincenzi, alle bambine di Carroll, che ti possono prendere per mano e costringerti a vedere realmente perché, quella che più conta alla fine, è una strada nel deserto, tutta da rifare, tutta da attraversare.
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GRISELDA DOKA

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