TESTIMONIANZA PER VALERIA SEROFILLI
Valeria Serofilli è instancabile, la sua attività spazia dalla poesia alla saggistica alla narrativa con un impegno costante, con una passione rara, oggi, tra gli scrittori. A leggere la sua notizia biobibliografica si resta meravigliati sia per la quantità di libri pubblicati e sia per le attenzioni critiche ricevute dai maggiori studiosi e da molti amici poeti.
Se suscita tanto interesse è evidente che la sua scrittura prende e affascina, crea emozioni e interesse, fa vibrare le corde dell’anima. Le sue non sono poesie dettate da ragioni teoriche, ma da immersioni negli eventi vissuti, che poi lei decifra in parole e immagini dense, con un loro fascino che arriva dai mondi sommersi del suo sentire, con vibrazioni efficaci e durature.
Valeria non bleffa sulla pagina, si offre intera e autentica, con abbandoni che tuttavia hanno il dono di uscire dalla confessione, dal proprio io, per farsi momento magico del lettore.
C’è un ardore in lei che vivifica la sua espressività e la rende preziosa e comunque ricca di palpiti. Ninnj Di Stefano Busà ha saputo interpretare il mondo di Valeria con molta attenzione e precisione e ha colto quello che, anche secondo me, è il nucleo portante del suo dettato, vivere e far vivere l’amore come offerta d’anima .
Questo nucleo portante è riscontrabile sia nelle poesie e sia nei racconti. Gli ultimi due libri (Vestali –poesie- 2015, e Ulisse-racconti- sempre del 2015) con al centro la Grecia, la dicono lunga sui suoi entusiasmi, sulle sue impennate, sulla sua capacità di saper volare e fare volare.
Mi piace la musica delle sue poesie che sa dosare antichi suoni e note e risonanze modernissime. E’ stata in grado di saper amalgamare antico e nuovo in una luce abbagliante (quella della Grecia reale, ma anche quella della Grecia sognata attraverso i classici antichi), in grado di saper percepire le istanze delle ragioni odierne che escono dalle assuefazioni e si pongono al bivio di una pluralità di intenti molto perspicace e fragrante di esiti di rilievo.
Sarebbe molto interessante entrare nella sostanza di e nella tecnica compositiva di ogni pagina per dimostrare la bravura di una Valeria che ha saputo condensare, con molto garbo e con molta perizia stilistica, la valanga interiore che premeva, bussava alla porta del suo cuore.
Quel che colpisce più di tutto, comunque, è il “come” la poetessa sa far sentire la sua voce: nitida, solatia, vibrata, resa con tocchi che mi verrebbe di chiamare magici. Si sente che un’impellenza espressiva l’ha spinta ad affrontare anche temi un tantino desueti e ha fatto bene, perché così è riuscita a dare ascolto al divino ch’è in lei, naturalmente forgiandolo con un lavoro assiduo, come dicevo all’inizio, che organizza e smussa, tempra il calore della parola e delle immagini e del dettato nel suo insieme.
Un’altra cosa da non trascurare è il suo saper restare donna fino in fondo sia quando adopera la prosa e sia quando adopera la poesia. Un tempo, lo ripeto spesso quando mi occupo di scrittrici e di poetesse, i critici, per additare al pubblico delle vere capacità riscontrate nei libri scritti da donne, utilizzavano una espressione che a me ha dato sempre fastidio: “Ha una scrittura virile”. Ma vi pare che una donna, per esprimersi al meglio, compiutamente, facendo sentire le urgenze della sua anima e la naturalezza del suo essere, debba scrivere virilmente?
Valeria Serofilli scrive da donna e lo fa con la libertà più assoluta, con il timbro del suo essere così com’è, candida e aggressiva, accesa da lumi frenetici e arresa al culto della bellezza.
Ecco perché i suoi libri sono appetibili, si fanno amare e non smettono di mandare messaggi intelligenti e necessari per comprendere il senso del nostro vivere.
DANTE MAFFIA
Riporto, con vivo piacere, il commento che ho già lasciato sul blog "Alla volta di Leucade" dell'amico Nazario. Valeria mi ha informato della pubblicazione del post
RispondiEliminaanche su Poetrydream: altro prestigioso blog curato da Antonio Spagnuolo, che - spero - vorrà gradire il mio intervento. Colgo l'occasione per salutarlo, cordialmente ringraziandolo, e faccio seguire il pezzo:
"Ma vi pare che una donna, per esprimersi al meglio, compiutamente, facendo sentire le urgenze della sua anima e la naturalezza del suo essere, debba scrivere virilmente?".
Dante dà una testimonianza veritiera e verace della poesia di Valeria: poesia di cui mi sono occupato con vero piacere. Conosco personalmente Valeria e posso assicurare che è così:"candida e aggressiva, accesa da lumi frenetici e arresa al culto della bellezza.". Ricorro ancora alle parole di Dante ma è proprio la Serofilli che conosco quella che descrive: una poetessa autentica, che cerca nella musica della parola i suoi significanti più reconditi.
Grazie Dante, e grazie a te, naturalmente, Valeria,
Sandro Angelucci