Antonio Spagnuolo, ULTIMO TOCCO, puntoacapo (Pasturana 2015)
«Parlami ancora di te, dei tuoi singhiozzi,/ delle incertezze incredule che non hanno senso,/ perché un certo infinito gioca a beffare/ il turbinio dell’incoscienza». A seguire il commosso Oltre lo smeriglio (Kairos 2014, già recensito in questa rubrica nel gennaio del 2015) quest’ultima raccolta di Antonio Spagnuolo si muove nell’identico solco con una, se possibile, ancora più intensa apertura sulle stanze della propria intimità, mostrandoci dunque la ferita di un lutto ancora non sanato, e dalla cui elaborazione scaturisce questo secondo atto. Libro sul dolore e sulla perdita, è, appunto come l’altro, assai difficile da giudicare. Non certo per le qualità sempre alte della scrittura di Spagnuolo, con versi assai controllati e nitidi, persino nei momenti di maggiore fragilità emotiva o di catarsi, ma proprio per l’evidente esperienza personale che ne scaturisce e che invoca una simpatia immediata sul piano umano, dunque un diverso approccio alla materia poetica, non più estetico ma emotivo. La raccolta si suddivide, come la precedente, in due sezioni: la prima, da cui prende il nome la raccolta, disposta secondo un ordine alfabetico interrotto alla lettera M, da cui poi scaturisce la seconda, Memorie, che conta quarantasette poesie. A differenza della precedente, però, in cui la prima delle due sezioni aveva una carica maggiormente sperimentale e la seconda più lirica, qui non c’è distacco fra le due: l’intera raccolta ha una tenuta assai forte e unitaria nell’umana discesa all’inferno quotidiano della mancanza, e delle sue inevitabili conclusioni: «Sei stata una passione,/ ora sei gesto di estrema solitudine». DA " INCROCIONLINE"-dicembre 2015 -
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