INTERVENTO CRITICO = RAFFAELE PIAZZA
Considerazioni critiche sui testi poetici di Sergio D’Amaro inseriti in “Dentro spazi di rarità” Antologia Nuovi Fermenti Poesia – 9 - FERMENTI Editrice – Roma – 2015 – pagg. 169 - € 18,00
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Il quarto autore è Sergio D’Amaro, nato a Rodi Garganico.
Ha pubblicato testi di poesia, narrativa e saggistica ed è uno studioso dell’opera di Carlo Levi.
L’autore è inserito con la miscellanea Vortici, impeti, traversie, composta dal poemetto La Scala di Beaufort, suddiviso in tredici sezioni e dai componimenti Oltre ogni senso della sera e Le lumache.
Nella sequenza cifra essenziale pare essere un tono affabulante e protagonista è una natura marina descritta dettagliatamente, un paesaggio che sembrerebbe nordico, disegnato in modo sognante e suadente.
Il lettore, immergendosi nella pagina, è portato a condividere le sensazioni dell’io-poetante, incluso e indifferenziato in un sembiante materico, che trasmette sensazioni fisiche e interiori.
Tra silenzi e quiete incommensurabili, detti nel segmento zero, composto da quattro strofe, inizia la suggestiva e affascinante vicenda di una navigazione nella quale lo sfondo è un ambiente magico e fantastico.
Caratteristica saliente in quest’opera sembra essere il nitore del dettato leggero e icastico.
Si respira in Vortici, impeti e traversie anche un afflato mistico che raggiunge raffigurazioni memorabili ad esempio nei passaggi:-“ …/Non respira più/ il quadrante dell’anima/…” e: -“…/Anche la mia anima sparisce/ nel tremolio delle carte/…”.
Viene detta la categoria affettiva della Vanità, scritta con la lettera maiuscola, e il poeta non può neanche indovinare il futuro perché l’aria si è dissolta e gli pare di stare in una bolla di vetro.
La poetica di D’Amaro potrebbe essere definita come quella di una storia di un viaggio in La scala di Beaufort, di una navigazione surreale tra il numinoso e lo stupefatto, nell’immensità tra mare e cielo.
Potremmo definire la poesia di Sergio come neolirica e neoromantica, un canto modernissimo sotteso a stupore e meraviglia per un universo primevo, il sembiante interiorizzato che s’imprime e si riattualizza nella memoria involontaria.
Molto evocativa e alta è la descrizione di una tempesta tra le nubi sottili che si alzano in turbini.
Un afflato mitico pervade i versi, quello di un’epica del quotidiano che ha qualcosa di vagamente rimandante all’inconscio, al sommerso.
Nuovo Ulisse alla ricerca di una virtuale Itaca vaga e lontana l’io-poetante è pervaso da un’ansia che costella la sua identità in tutto il testo, che potrebbe essere avvicinato, per i suoi argomenti, alle tematiche di Conrad e al Baricco di Oceano mare.
In Oltre ogni senso della sera predomina la quotidianità e molto alto è qui l’incipit nel quale l’autore afferma di cercare un senso dell’intero passato.
Anche in questa poesia si nota una forte tensione evocativa nel poiein, che nei versi fa emergere una sensazione più di incanto che di pittura.
Una polifonia, un caleidoscopio d’immagini che si susseguono connesse tra loro, procedendo per accumulo in una ricerca di conoscenza, attraverso una parola detta con urgenza.
Raffaele Piazza
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