Il diavolo a molla – 5 – Antologia Nuovi Fermenti Poesia---Fermenti – Roma – 2015 – pagg. 155 - € 18,00
--Considerazioni critiche sulle poesie di Silvana Folliero, Marcella Leonardi, Tommaso Putignano. Antonio Spagnuolo e Vinicio Verzieri--
Silvana Folliero è la sesta poeta presente nell’antologia; l’autrice ci presenta la silloge intitolata Una nuova Itaca. Una vena narrativa e affabulante caratterizza la poetica della Folliero, sia che ci presenti una poesia – colloquio scritta senza andare a capo, sia che si esprima con versi vagamente neolirici molto rarefatti, quasi gridati, ma sempre controllati. C’è spesso una forte crudezza nella poetica di questa autrice, venata da una certa visionarietà Si tratta di una poesia che raggiunge esiti fortemente icastici, anche per una punteggiatura spesso serrata di verso in verso. Una poesia che ha per argomento privilegiato gli esseri umani, i figli, ad esempio o, collettivamente i popoli della terra.
Marcella Leonardi è nata nel 1967 a Pesaro. Da sempre appassionata di cinema e letteratura, subisce in particolar modo il fascino della cultura americana e del cinema di Hollywood di cui è un’appassionata studiosa, l’autrice ci presenta la silloge Aurora. La forma delle poesie di Marcella Lombardi è elegante, leggera e icastica e il ritmo sostenuto e ben cadenzato. E’ forte anche la sua capacità di cogliere la psicologia dei personaggi, che fa vivere sulla pagina come in Due donne,, nella quale sono descritte due donne al bar, non più giovani, nella loro tensione nel volere apparire ancora belle e piacenti. A volte c’è un tu al quale la poeta si rivolge come in Notte brava, in cui l’-io poetante al femminile si rivolge ad un uomo che arriva in casa sua nella notte in un’atmosfera vagamente inquietante, quasi gotica.
Tommaso Putignano, nato nel 1972, ci presenta la silloge intitolata Si riparano bambole di carta. Tutte le poesie dell’autore sono formate da brevissimi frammenti che, a volte sembrano irrelati tra loro. Poesia gridata e dal ritmo martellante, quella di Putignano, costituita da brevi frammenti che sembrano giustapposti, ma che hanno un rigore logico. Voce acida, metallica, quella del nostro, scrive Donato Di Stasi, voce che annuncia nuove geometrie esistenziali, un altro cibo per la mente, un altro modo di riparare l’anima fatta a pezzi, la coscienza ridotta a brandelli, i pensieri cablati e affondati nel nulla; poetica dell’ansia, veloce e scattante nelle sue descrizioni visionarie. In Cuore sacro, c’è una forte tensione dell’io poetante verso un fondersi, un indifferenziarsi con la natura che lo circonda.
Antonio Spagnuolo, nato a Napoli, nei versi che ci presenta nella silloge, intitolata Stagione ormai incisa, conferma la sua vena peculiare, che porta efficacemente a compimento una poesia a tratti alogica. Nell’ultima produzione di Spagnuolo, si avverte fortemente il senso del tempo che passa inesorabilmente e una strenua volontà di resistere nella vita, il cui anelito è affidato alla forza della parola detta, all’urgenza del dire, alla poesia stessa. Descrizioni affascinanti caratterizzano questa poesia, nelle quali il tema del tempo pare essere centrale. Spagnuolo sa dosare le parole, in una forma sorvegliatissima per cui ogni componimento pare essere efficacemente risolto con eleganza, e l’io-poetante si perde di volta in volta sulla pagina per poi ritrovarsi. Scrive acutamente Di Stasi che, in questo autore, la dimensione escatologica dell’Oltre e l’incepparsi continuo delle cose e delle occorrenze quotidiane rappresentano le quinte di un teatro che va svuotandosi senza perdere mai d’importanza e di significatività. Antonio Spagnuolo si dimostra maestro nel tenere splendidamente testa ai muti cani, invocati come Eros e Thanatos.
Tutti i testi che Vinicio Verzieri ci presenta sono senza titolo e ciò ne accresce il senso d’indeterminatezza e di mistero. La silloge che l’autore ci presenta intitolata Società minata potrebbe essere definita un poemetto nel quale attraverso il dirsi della parola poetica il poeta riflette liberamente su molti argomenti, a partire dalla poesia stessa e dai poeti. In questa silloge ritroviamo i versi strutturati in strofe in un procedere per accumulo, in un vago monologo interiore. Vengono qui trattati vari temi come quello della civiltà minata e anche quello della trascendenza:-“Se mi confronto/ con la passione di Cristo/ e con i suoi seguaci martirizzati/ sorrido del mio squilibrio”-. C’è un tono assertivo, gnomico nella silloge, che può apparire tout-court come un esercizio di conoscenza.
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Raffaele Piazza
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