ADELE DESIDERI :"La figlia della memoria" (Moretti&Vitali 2016, prefazione di Davide Rondoni, nota critica di Franco Loi, pp. 165, euro 15)
L’impostazione introspettiva di questo romanzo fa risaltare a mio avviso tre punti importanti che cercherò di segnalare. La figlia della memoria è una cronaca psicologica scientifica che, come tale, si legge nella sfera della verità; infatti se luoghi, persone e fatti, come dichiara l’autrice, non sono reali, è il vero che traspare sin dalle prime pagine dell'opera con i primi personaggi in scena. Tutto è descritto per immagini come in un documentario, dove vere euforie o vere malinconie si alternano tra i brevi capitoli come stazioni di riflessioni di una memoria antica, quella che appartiene a ciascuno di noi. Ed ecco la prima osservazione: tempo e memoria si incontrano in un punto di condivisione reale che è il nostro tempo presente, traguardo imprescindibile della nostra individuale esistenza anche se vissuto in un passato remoto. L'immaginazione accompagna i ricordi attraverso il tempo, dove al loro arrivo sono accolti da tutti noi; sono tutti personaggi-passeggeri che, anche se appartenenti a un passato più o meno lontano, sono frammenti del nostro vivere quotidiano, del tempo presente. Tempo e memoria in questo viaggio in tandem, hanno la capacità di trasferire attraverso l’esperienza una testimonianza materica del tempo passato in tutta la struttura corporea e nei pensieri che, guarda caso, troviamo all’interno di una stessa famiglia, ma anche all’interno di diversi gruppi culturali e sociali. Ecco perché questa verità è realtà non solo per l'individuo, ma per tutto un popolo, una società. Il tempo allora non è più percepito come categoria astratta ma dimensione diagnostica di un'umanità che corre insieme incontro a un fine ultimo comune. La memoria intanto anima, dà vita al tempo che ora ha valore di verità e realtà. Seneca in una lettera a Lucillo, lo chiama Tempus tantum nostrum est.
Secondo punto: in certi libri per bambini ci sono immagini che allo scorrere delle pagine si elevano in tridimensione; tutti noi ce le ricordiamo. Ecco, l’infanzia va scoperta così, in tridimensione come le pagine dei libri per bambini, pagine vere da toccare e da affidare alla fantasia sempiterna. La fantasia è reale perché abbraccia una dimensione vera. Appare sempre quando meno te lo aspetti ed è sempre il tempo che la definisce come figurazione vivida, un’apparizione. Aprendo molte delle pagine di questo libro ogni figura è un po' la nostra immagine. Siamo solo bidimensionati, come dentro le pagine di un cartone, fino a quando qualcuno ci legge; poi, come per miracolo, ritroviamo il qui e ora, la nostra vera dimensione. Il senso di tutto questo lo ritrovo non soltanto nei luoghi e nei fatti, ma soprattutto nella mia generazione. Si, la mia generazione, quella del freddo invernale, della ricostruzione, della nascita dei rapporti psicologici con la famiglia e con la buona e meno buona società. Ecco! Mi sono detto. Questo libro fatto di immagini è adatto per adulti che hanno aperto con mani innocenti l'album del proprio trascorso. Ci insegna a osservare come si mescolano le carte di un gioco che è la vita con le sue combinazioni e scopriamo per la prima volta che il caso non è poi così bizzarro; non c'è nessuna mesaillances, nessuna distorsione nei rapporti familiari, ma solo una visione a grand'angolo dell’umano visto dall’osservatorio di un bambino. Per questo il romanzo di Adele Desideri è reale ed è anche vero. Non cambia nulla se i nomi non sono reali; quei nomi sono veri e reali insieme, volti dalla fisiognomica umana fusa con la pagina di un tempo che tutti noi vorremmo scrivere. Punto terzo: in questo scritto c’è tutto ciò che la scrittrice ricorda e, siccome i ricordi fanno parte della vita emozionale e sensibile di tutti, eccoci entrare in un itinerarium mentis dove un alto valore morale guida il racconto. Per l’autrice questo romanzo si paragona a una confessione, da cui esce un'assoluzione piena che la memoria elargisce perché è la dea che riconduce l’esperienza all’essere individuale, pur intrappolato nella dimensione reale del tempo; tutto è immerso in un’aura di permeabilità sacra.
Del resto dove e in quale altro modo l’artista, calandosi nel vero, può abbracciare il reale?
Ottimo romanzo per parlare di sé e della storia di tutti, una storia che assolve il libro dal peccato di scoprirsi immortale.
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Aky Vetere
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