Salvatore Anzalone – Geografia di sguardi---Robin Edizioni – Torino – 2017 – pag. 119 - € 14,00
Salvatore Anzalone è nato in Sicilia nel 1965. Vive e lavora a Bologna.
Ha pubblicato diversi libri di poesia tra i quali: “L’equilibrio dell’anima”, 2007, “Parole mancine”, 2012, e “Dei confini sottili”, 2014.
“Geografia di sguardi”, la raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione di Antonio Spagnuolo esauriente, acuta e ricca di acribia.
Il libro raccoglie poesie di Anzalone scritte tra il 2006 e il 2016.
Da notare che, per quanto riguarda la disposizione dei componimenti sulla pagina, sono tutti stampati sulle pagine dispari del volume, mentre i fogli pari rimangono bianchi e questo elemento dona fascino alla lettura.
E potremmo immaginare che il lettore possa scrivere le sue osservazioni relative ad ogni testo sulla facciata bianca che di volta in volta rimane vuota.
La raccolta non è scandita e, per la sua unitarietà tematica e strutturale, potrebbe essere considerata un poemetto.
Con “Geografia di sguardi” Salvatore si apre ad una nuova fase della sua ricerca, rispetto alle sue raccolte precedenti nelle quali dominavano le tematiche dell’amore connesso all’erotismo e della ricerca dell’equilibrio del rapporto corpo – mente che coincideva anche con un afflato mistico.
Infatti il nuovo testo ha per cifra distintiva la poetica dei luoghi ai quali, come dal titolo, l’io – poetante rivolge gli sguardi, per poi trasfigurarli tramite una parola poetica detta con urgenza.
Si tratta in massima parte di località italiane ed estere, a partire da descrizioni di frazioni minime delle province italiane, per giungere a metropoli come Parigi.
In altri casi il luogo ha per definizione qualcosa di circoscritto come può essere una chiesa come in San Giovanni in Laterano.
È inserito un tu presumibilmente femminile che potrebbe essere l’amata per la presenza in qualche composizione di immagini erotiche, tra l’altro molto alte.
Tali immagini sintetizzano la visione della bellezza femminile con i paesaggi idilliaci spesso detti dall’autore, sembianti che realizzano una vera e propria linearità dell’incanto.
Quanto suddetto si collega ad un’altra novità che qui s’incontra in Anzalone, rispetto al poiein della precedente raccolta intitolata Dei confini sottili, la realizzazione di una voce e di un tono vagamente neo – lirici.
L’io – poetante pare puntare la sua cinepresa il suo occhio sui paesaggi non con la freddezza e l’asetticità di un naturalista, ma con la sensibilità di un attento e scaltrito artista per ritrovare stupore e magia.
Quanto suddetto avviene esemplarmente in Cefalù, poesia veramente alta che apre la raccolta nella quale il poeta si rivolge all’amata dicendole che quando il sole le scalda le spalle, il mare irrompe senza avvertire e le bagna la schiena.
Tale tensione lirica è veramente rara nel panorama attuale della poesia nel quale dominano gli sperimentalismi, frutto delle soggettività dei poeti che cercano nella complessità del disporsi dei sintagmi, spesso, i consensi.
E sottesa ad un’arcana complessità nascosta è anche la poesia in questa raccolta nella quale spiccano icasticità, precisione e nello stesso tempo leggerezza nello sdipanarsi dei versi.
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Raffaele Piazza
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