SEGNALAZIONE VOLUMI = GUIDO GALDINI
Guido Galdini – Il disordine delle stanze--(Poesie 1979 – 2011)-- puntoacapo Editrice – Novi Ligure (Al) -2017 – pag. 109 - € 12,00
Guido Galdini è nato a Rovano (Brescia) dove tuttora risiede nel 1953. Si è laureato in ingegneria nel 1978. Lavora nel campo dell’informatica. Questa è la sua prima raccolta.
Il disordine delle stanze, il volume di poesie del Nostro che prendiamo in considerazione in questa sede, è un libro non scandito che, per la sua unitarietà stilistica e contenutistica e per il fatto che quasi tutte le composizioni non hanno titolo, potrebbe essere considerato un poemetto.
Una considerazione preliminare, che riguarda tutti i componimenti racchiusi nel corposo volume, consiste nel fatto che presentano una forma elegante e ben cesellata nella sua raffinatezza.
Le composizioni, che iniziano tutte con la lettera minuscola, elemento che ne accresce il fascino, evocando una lontana provenienza, sono tutte ben risolte nella loro leggerezza ed icasticità.
Non si può parlare di liricità tout-court per definire queste poesie ma di un lirismo accennato e di vaga bellezza.
Anche una certa vena neo – orfica s’intravede in molti componimenti che sono imbevuti di una forte carica di mistero, costituiti da immagini dove tutto resta magicamente presunto nel realizzarsi di una forte carica d’ipersegno.
Una parvenza intellettualistica sembra prevalere con tendenze speculative e filosofeggianti che spiazzano il lettore per una pronuncia detta con urgenza.
La prima poesia breve, costituita solo da quattro versi, sembra avere un carattere programmatico:-“ se una cosa hai da dire,/ dilla con una poesia,/ se non sai dirla con una poesia,/ che importanza ha mai dirla/-“.
Nella suddetta si accentua la concezione del valore salvifico della scrittura in versi perché il poeta descrive una situazione paradossale, invitando un tu, del quale ogni riferimento viene taciuto, ad esprimersi, anche nel linguaggio parlato, quotidiano presumibilmente, tramite la poesia per dire le cose.
Quindi, con poche parole, disposte con bravura, il poeta ci fa intendere che si potrebbe parlare recitando poesie nel linguaggio comune, cosa ovviamente paradossale e che pare avere un valore kafkiano.
Perché il titolo Il disordine delle stanze? La risposta potrebbe essere quella della visione di una realtà generalmente caotica, fatta appunto di stanze senza ordine; e quindi proprio la poesia stessa diventa un fattore di realizzazione di una consistenza ordinata, nonostante sia veramente sempre composita in tutte le sue sfaccettature. Del resto il termine stanza, non a caso, in poesia evoca il termine strofa.
Un passaggio dal caos al cosmo che può essere raggiunto solo attraverso una parola avvertita e suadente.
Una carica di sospensione nell’attimo tra il detto e il non detto emerge in queste poesie e cembra essere la cifra dominante della poetica dell’autore, frutto di una sapiente coscienza letteraria.
L’andamento dei versi è ritmato, pervaso da musicalità, attraverso il fluire dei sintagmi quasi sempre in lunga ed ininterrotta sequenza.
Illuminazioni e spegnimenti si susseguono e rendono piacevole la lettura per chi s’immerga in questo libro.
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Raffaele Piazza
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