giovedì 20 dicembre 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = LILIANA UGOLINI

Liliana Ugolini – Marionetteemiti--- Esuvia Edizioni – Firenze – 2018 – pag. 63 - € 12,00

Liliana Ugolini è nata a Firenze nel 1934 dove vive e lavora.
Per 16 anni ha condotto per Pianeta Poesia la poesia performativa e multimediale promuovendo la conoscenza di questa particolare modalità del linguaggio poetico documentato in tre libri editi teatrali andati ripetutamente in scena e moltissime performances.
Ha realizzato il teatro da camera di poesia e opere in versi e musica collaborando con attori, musicisti e performers.
Fa parte dell’Archivio Voce dei Poeti e del Gruppo performativo Cerimonie crudeli per Multimedia91.
Ha pubblicato 19 libri di poesia, 5 in prosa e 4 di teatro. Da questi sono stati prodotti 12 spettacoli teatrali andati ripetutamente in scena e moltissime performances.
"Marionetteemiti" è una raccolta di poesia non scandita che presenta una prefazione ricca di acribia a firma di Stefano Lanuzza intitolata La “Poesia scenica” di Liliana Ugolini ed un’acuta postfazione di Gianni Marrani dal titolo Nell’abitazione dell’autrice per una messa in scena di "Marionetteemiti".
Nel testo sono inclusi lo scritto di Rosanna Gentili Maschere e stanze e riproduzioni di collages di Liliana Ugolini.
La raccolta si apre con una poesia senza titolo che è preceduta da una citazione da Guido Ceronetti.
Il suddetto componimento ha un carattere programmatico: in esso nell’incipit la poetessa afferma che l’anima burattina la squarcia dentro al flagello delle dita.
Una commistione di fisico e spirituale è dunque quello che la Ugolini ci dice con urgenza in questi scabri versi che si riferiscono all’io – poetante ma anche a ogni persona sotto specie umana per dirla con Mario Luzi.
La poeta qui si definisce figlia del filo e si augura che il suo burattinaio non l’attiri prima dell’epilogo.
Da notare che al burattinaio stesso la poetessa si riferisce definendolo Lui e qui la maiuscola potrebbe farci credere che Liliana Ugolini l’intenda come un’entità superiore forse Dio stesso.
In ogni caso anche nell’intrigante frammento di Ceronetti viene affermato che siamo marionette ma dobbiamo disperatamente fingere di non esserlo o come uomini siamo perduti; il poeta a questo aggiunge il concetto consistente nel fatto che essendo occulto il filo si può sempre scommettere che non ci sia e fondare su questo punto la libertà individuale.
Una poetica intellettualistica che ha per cifra essenziale una teatralizzazione della vita, quella messa in scena (è il caso di dirlo) da Liliana e non può non venire in mente a questo proposito il tema del libero arbitrio che si connette a quello del bene e del male.
La scrittura è del tutto antilirica e anti elegiaca, essenziale, a tratti oscura nella sua forte icasticità.
I versi a volte sfiorano l’anarchico e l’io – poetante è molto autocentrato e l’impianto generale può divenire sceneggiatura per una messa in scena.
Notevoli ed evocativi i collages dell’autrice che bene si amalgamano con il tessuto linguistico per cui si potrebbe parlare di ipertesto nell’interagire di teatro, poesia e arti figurative.
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Raffaele Piazza

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