Recensione su poesie edite ed inedite e racconto e poesie sul gatto di Valeria Serofilli
Valeria Serofilli è nata a Parma, ma vive a Pisa; il fatto di essere toscana d’adozione è strettamente connesso, nella sua poetica, alla presenza di una spiccata impronta luziana, della quale è pervasa la sua scrittura, nella quale trovano inserimento, addirittura, citazioni luziane dirette. Oltre alla “presenza”, di Mario Luzi, nelle poesie dell’autrice riscontriamo un solido richiamo montaliano. È indiscutibile, in ogni, caso, che la poetessa, pur assimilando i modelli suddetti, riesca a trovare una cifra originale, nei suoi testi, un’autonomia espressiva, che è il dato rilevante di ogni autentico poeta.
L’intelligenza essenziale del suo poiein è quella della riflessione sul senso delle cose, sia quando si esprime in poesia, sia quando scrive narrativa.
Nella sua copiosa produzione la Serofilli tratta una serie di tematiche varie che abbracciano tutti i campi dell’esperienza umana (l’amore, la morte, l’erotismo, i luoghi) e il suddetto fattore del meditare in parole è la costante che si riscontra in ogni opera della scrittrice.
È presente una variazione di registri espressivi da poesia a poesia che crea vivacità nel piacere del testo per il lettore nella fruizione delle composizioni.
Tutti i componimenti sono legati dal filo rosso di una forma sempre inconfondibile.
Spesso in modo magico il tempo si ferma nell’attimo nei versi eleganti, raffinati e ben cesellati.
L’essere in modo leopardiano sporge dal nulla sotto forma di fluida durata.
Le stringhe dei versi sono spesso interrotte dal segno / tecnica che ne fa accrescere la sensazione di mistero e sospensione e il segno stesso per usare una metafora musicale potrebbe essere visto come una pausa in una battuta in una partitura.
Poesia spesso ontologica, come quella dello stesso Mario Luzi quella in questione, nella quale si rivela una salutare tensione dell’essere e dell’esserci come persone nel mondo nella ricerca di una realizzazione della gioia oltre le parvenze fugaci della felicità del mondo consumistico.
Le immagini nelle poesie di Valeria si realizzano attraverso accensioni e spegnimenti subitanei e i sintagmi nell’associarsi tra loro decollano non solo negli incipit dei componimenti ma spesso all’inizio di ogni singola strofa e i dettati sono connotati da chiarezza e luminosità.
Poesia vagamente neolirica frutto dell’effusione dell’io – poetante che a volte descrive situazioni, ma anche poesia intellettualistica nonostante la sua notevole chiarezza ed apparente semplicità che sottende una grande complessità per la vena speculativa della poetessa.
Tutta la produzione di Valeria e connotata da una forte densità metaforica e sinestesica e spesso il tono è ironico.
Emblematica in questo senso è la composizione “Amalgama” nella quale Valeria si ripiega su sé stessa e qui la sua stessa fisicità si fa parola.
Virtualmente la Serofilli medesima si trasforma in libro e si rivela nella sua essenza nell’endiadi di donna e poeta, in un’armonica fusione e connubio tra le due sfere.
In “Amalgama” il tu, del quale ogni riferimento resta taciuto, è il lettore stesso e il componimento si rivela come permeato da una vaga ed intensa bellezza e da eleganza formale.
Qui le immagini, come dal titolo, si manifestano come fusione di disegni eterogenei permeati da una notevole fluidità e le raffigurazioni intense sgorgano con leggerezza e senza sforzo le une dalle altre e si manifesta un elemento stabile del discorso della Serofilli che è quello dell’icasticità dei dettati.
In “L’aiuola” il tu è l’amato al quale Valeria si rivolge in modo spontaneo e passionale.
Qui l’aiuola stessa duale e privata simboleggia quello che nel romanticismo tedesco veniva definito come giardino segreto, la parte dell’interiorità dell’esperienza da proteggere e il vivere il luogo – aiuola da parte della coppia si carica di un senso di grande intimismo.
Nell’oasi vegetale detta con urgenza dalla scrittrice tutto è idilliaco e le rose sono senza spine e il dolore è assente nell’entusiasmo trionfante dell’amore.
In Piccoli soldati viene toccato il tema politico – economico – sociale nel paragonarsi l’io - poetante bambino spensierato che gioca ai bimbi spietatamente sfruttati costretti a cucire palloni o a fare i soldati.
Così nella sua variegata serie tematica l’autrice tocca la problematica della denuncia di microcosmi di adulti perversi.
In Genova ci troviamo di fronte ad una bella composizione sul tema di una città – luogo. Muovendosi sulle coordinate di una linearità dell’incanto in questa poesia incontriamo una luminosità nel sapersi meravigliare di Valeria per il capoluogo ligure nel quale le piazze dilagano al mare ed è detto che si vorrebbe tornare a Genova per l’ultimo sonno.
In “Resoconto” (in morte di Mario Luzi) in un tessuto linguistico nel quale sono presenti assonanze e allitterazioni, se non delle vere e proprie rime, che producono ridondanza e creano musicalità attraverso il ritmo sincopato, vengono dette, riferendosi allo stesso poeta candidato al Premio Nobel, le possibilità nelle situazioni della vita.
Si parla del darsi di Luzi in fogli sparsi e a questo proposito viene in mente la raccolta del poeta toscano “Per un battesimo dei nostri frammenti”.
Qui il tu è lo stesso Luzi e protagonista è il tempo stesso della vita al quale metaforicamente si versa un acconto e al quale alla fine si presenta un conto da pagare.
In “Ostrica” viene trattato il tema della passione e delle gioie dei sensi e la poetessa diventa simbolicamente un’ostrica metafora dell’amore stesso e l’amato si fa suo pescatore.
Toccante e tenera la poesia “A Cachemire” dedicata al gatto persiano morto tragicamente investito. In questa, con un’immagine intrigante, Valeria afferma di vedere il gatto stesso in cielo nella forma di una nuvola in più.
Il tema del felino domestico è ripreso in altri componimenti come Donnagatto nel quale la poeta afferma di graffiare come una gatta anche se con un altro tocco e di graffiare solo se nel cuore ha il solco, raffigurazioni veramente belle ed efficaci.
Nel racconto “Natale da gatti” la narrazione è affidata alla gatta Mimma, che come scrive la Serofilli, tenta di salvare il mondo o almeno il proprio microcosmo e finisce puntualmente per ottenere il risultato contrario.
Non manca il senso del mistero connesso alla drammaticità nella diegesi anche se l’autrice riesce a rendere bene l’atmosfera di un Natale unico e suggestivo.
Si respira nel testo un vago senso di surreale magia e sembra di assistere ad un Natale vissuto da un bambino nel suo empatico relazionarsi con la realtà esterna.
La gatta è dispiaciuta del fatto che all’abete natalizio abbiano tagliato le radici in un accorato dialogo con l’albero stesso e l’altro personaggio, il pupazzo di neve, finirà per sciogliersi.
Nella scrittura leggera precisa e icastica, nella quale è inserita una poesia cantilenante, si avverte il tono dell’apologo: infatti il tema affrontato è quello della sorte dei più deboli, l’abete e il pupazzo di neve che simbolicamente rappresentano figure umane.
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Raffaele Piazza
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