lunedì 30 settembre 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = SILVIA CECCHI

SILVIA CECCHI: “STAGIONI” – Quaderni di Vivarte, Urbino (dicembre 2018) – disegni
di Oliviero Gessaroli – pp. 31 – s. i. p.
Un Almanacco delle Stagioni, tanto più se corredato da illustrazioni visive, potrebbe
apparire un’espressione piena in grado di dipingere al naturale gli impasti corposi
dell’universo e dell’ambiente. Un’arte conforme a un’orchestrazione luminosa dei
colori come a valori apprezzati e noti della nostra tradizione, musicale tanto quanto
poetica e insieme figurativa. Negli ultimi due secoli ma ancora avanti, a muovere
dalla prima modernità, si è però addivenuti a un paesaggismo psicologico magari
privato e familiare, capace di esprimere un’idea di bellezza.
Nel caso di Silvia Cecchi e della sua musicale e ben modulata plaquette che appunto
prospetta il titolo di “Stagioni” (con un richiamo sempre pressante ai disegni di
Oliviero Gessaroli con i quali interagisce), non ci si immette in alcuna poetica
realistica e descrittiva, dunque non siamo al primo esempio che s’è sopra indicato.
Ma semmai, tracce esteriori (ad es. il ritorno a una vecchia casa di campagna con la
madia e la tazza di terraglia bianca, il gelsomino ormai inaridito nel portico, le cose
insomma perdute) e soprattutto quel tessuto di trasalimenti e visioni che si
sviluppano su un sottofondo coscienziale, conducono verso evenienze di
sostanziale identificazione tra quel correre del tempo e della natura e il frangersi
ma anche il riformularsi dei sentimenti.
Il corrispettivo non è dunque la perdita della realtà, e neppure l’oblio delle cose. Al
contrario ci si trasporta alle soglie di una rappresentazione interiore e mentale, del
resto rilevata dall’autrice in una breve nota introduttiva. “Non stagioni in versi”,
scrive; neanche proiezioni che profumino di lavanda con belle e correnti figure. Ma
all’opposto, nei riflessi accordati dalla scrittura, il tempo che sfuma il proprio
confine e questo che si accorda a una “festa del sentire” dalla quale viene esclusa
l’astrazione ma insieme ogni cronaca esterna.
Il “diario” personale e lirico che sviluppano i versi, pur sempre inclini a un’immagine
di interezza, alterna infatti le luci alle ombre, la larghezza delle percezioni al senso di
pericolo, o almeno di precarietà, che è appannaggio delle opere moderne – e del
resto lo sguardo offerto dai disegni di Oliviero Gessaroli (pittore e incisore urbinate
di buon valsente, nel mentre che la Cecchi è pesarese) con quella loro originalissima
morfologia di lettere in libertà, o all’opposto di lettere incastonate nella tavola, non
consente nessuna elaborazione sul piano descrittivo. Tuttochè poi i testi di Silvia
Cecchi non siano le illustrazioni delle immagini né quest’ultime lo siano in alcuna
maniera dei versi.
Infine, in Cecchi come in Gessaroli, un qualcerto spirito del mondo supporta le
filigrane esistenziali e morali in un sistema espressivo che entra dentro le cose, le
visibili come le invisibili, le intellettuali all’uguale stregua delle esistenziali. Non
l’eterno viene rivendicato nei versi ma invece una relazione intima, e anche
sensuosa e viva, con le cose daccanto e con gli interlocutori (il tu cui ci si riferisce
nelle liriche, i lettori e i riguardanti delle Figure in libertà), tutti egualmente accolti in
un proprio respiro.
Mai però i versi – e neppure le immagini, ancorché si presentino in una forma più
stilizzata – si chiudono in alcuna autoreferenzialità e meno ancora in una
quintessenziata sostanza, laddove invece manifestano vicinanza e accoglimento. E
se la soggettività, quella dell’io-autore, dell’io che conduce il dettato poetico e la
voce, si estende verso l’interiorità, la forma cui si volge è stare in un mondo di
relazioni interpersonali (secondo si conviene a composizioni che non si chiudono in
una loro unità e che sintomaticamente mai presentano un’interpunzione
conclusiva). Il discorso permane in definitiva aperto, sempre trasportato da quello
slancio vitale che generano l’azione poetica e la forza dell’espressione.
Va infine precisato in chiusura: le 15 composizioni che compaiono in “Stagioni” di
Silvia Cecchi e le 6 Tavole in libertà di Oliviero Gessaroli sono impresse e raccolte in
un Quaderno della rivista urbinate “Vivarte” (dicembre 2018).
GUALTIERO DE SANTI

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