SEGNALAZIONE VOLUMI = FILOMENA RAGO
Filomena Rago, "Volo a metà", Editore Rubbettino C. L. E., Soveria Mannelli, (in ristampa, 2019), pp. 95, Euro 14
L’incontro con questa nuova voce di poesia è un vento che sospinge verso il tentativo di inquadrarne temi, contorni di stile, sostanza espressiva, linguaggio, nel sempre più vasto panorama della poesia italiana scritta dalle donne, o come ancora si dice, “al femminile”. Da Margherita Guidacci ad Antonia Pozzi, da Cristina Campo ad Alda Merini, da Maria Luisa Spaziani a Nadia Campana e a Maria Rosaria Madonna, senza trascurare le esperienze poetiche di alcune autrici viventi ( Maria Pia Quintavalla, Anna Ventura, Ida Vallerugo, Giuseppina Di Leo, Lucia Gaddo Zanovello e soprattutto le esperienze poetiche di Edith Dzieduszycka , per affinità di tema e di atmosfera con il suo “Diario di un addio”), è come andare dal suono dell’ombra alla poesia che ci scruta, interrogandoci sulla verità del vivere tra ferite del corpo, memoria della madre, eventi personali e collettivi, vicende di fiele e di miele, narrazioni del mistero a misura dell’anima, ora smarrita, ora ritrovata nei luoghi del ricordo, nei perimetri della memoria. Il linguaggio poetico è una creazione continua e l’idea di una lingua ideale va respinta. Ed è qui che si colloca questa raccolta di versi di Filomena Rago, se non altro per la spiritualità di un’esistenza fin qui vissuta sotto il segno di un incessante interrogarsi sul senso della propria presenza nelle dinamiche del mondo, in un dire poetico alimentato e mosso dal dolore, dall’assenza, dalla sottrazione, dalla presenza continua dell’assenza. Un dolore acuto, un’assenza tagliente, una sottrazione atroce, una presenza dell’assenza senza scampo la cui comunicazione, non appena viene avviata, è continuamente interrotta, risospinta e costretta in un labirinto emotivo, fitto di ricordi lancinanti («Te ne sei andato/all’improvviso in silenzio/donandomi l’ultimo sguardo./Un gigante eri…»), quasi a negare al lettore un filo di orientamento, un respiro di partecipazione: atteggiamento che fa tornare alla mente l’epigramma (per la morte immatura dell’amato Rocco Scotellaro) di Amelia Rosselli «Cercatemi e fuoriuscite» che è capace di fulminare l’interlocutore quando si sente coinvolto e, nello stesso istante, subito respinto, attratto e presto rigettato, come se Filomena Rago si spaventasse per ciò che potrebbe scoprire dalla mitologia personale, dal grumo stesso dell’animo, sottoposto a tale durissima prova. Perché Giacomo, il suo compagno amato, è stato prematuramente strappato all’affetto sconfinato di Filomena come al fiato della vita e alle meccaniche ingovernabili, spesso incomprensibili, del mondo e della Storia. E Giacomo, che anzitempo è tornato alla Casa del Padre, è la fonte d’ispirazione di questo libro poetico il cui nucleo centrale consta di 46 componimenti, tanti quanti gli anni terreni di Giacomo, che in sé recano smarrimenti e interrogativi sul perché si condanni a morte l’arcobaleno, spazzando via gli anni della giovinezza. Questa di Volo a metà di Filomena Rago, per chi ama i percorsi estranei ai circuiti professionali e alle cure specialistiche, è una preziosa occasione di lettura per la pronuncia semplice del dettato, per un registro espressivo volto a raggiungere ogni lettore, basato com’è su un lessico diretto ed essenziale, sopra il quale aleggiano, con lo spirito di Giacomo, le lacerazioni del cuore e l’ansia di eterno, la forza della Parola e la necessità del dire, il richiamo del divino e l’arte del dono e del donarsi agli altri, senza nulla attendersi in cambio, com’è in ogni atto d’amore autentico quando, con Ungaretti, ci si sente “docile fibra dell’Universo”, come i versi di Filomena Rago in Volo a metà** sanno dirci:«Siate liberi/ liberi di vivere la libertà…». Quel trauma senza precedenti, che l’autrice di Volo a metà ha cercato di analizzare e perfino di comprendere, annotando giorno dopo giorno pensieri e stati d' animo, emozioni e suggestioni, riflessioni, ricordi e fatti quotidiani, ha condotto la Rago nella «regione atroce» della morte dove, per dirla con il Roland Barthes del Journal de deuil (Diario del lutto) sulla scomparsa della madre da cui mai si riprese: : «C' è un tempo in cui la morte è un avvenimento, se si vuole un' avventura, che in quanto tale mobilita, interessa, tende, attiva, paralizza. E poi un giorno, essa non è più un avvenimento, è un' altra durata, compressa, insignificante, non narrata, tetra, senza ricorso: vero lutto non suscettibile di alcuna dialettica narrativa».
E in quella regione atroce della morte, in quella geografia del dolore, della perdita, del lutto si rimane per sempre impigliati. Ma il deuil-lutto si fa poesia, resistenza quotidiana nella Parola poetica, in una meditazione attiva come succede tra questo libro di esordio della Rago e i suoi lettori.
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** Volo a metà, questo libro poetico intenso di Filomena Rago alla mia lettura stabilisce contatti di tema, di tono, di stile con molti altri libri che han come tema la morte dell’amata o dell’amato, ma in particolare i contatti per affinità elettive la Rago li stabilisce con il Canzoniere dell’assenza di Antonio Spagnuolo, libro nel quale il poeta, verso la sua Elena, per sforzo sovrumano della elaborazione del lutto, ricorda la potenza evocativa, metaforica, emotiva di Meleagro verso Eliodora (“[…] dov’è il mio amato germoglio? Lo strappò Ade,/ lo strappò. Ed ora la polvere sporca il vivo fiore./ Terra che ci nutri, ti supplico, accogli teneramente/nel tuo seno colei che è compianta da tutti.”) della antica Antologia Palatina.
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Gino Rago
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