SEGNALAZIONE VOLUMI = LORENZO POMPEO
Lorenzo Pompeo, "Mamma Roma, porca Troia!", Ed. Colorland, Roma, 2019, pag. 30, s.I. p.
Lorenzo Pompeo in "Mamma Roma, porca Troia!" non fa “solo” una fotografia con la macchina fotografica. Lorenzo in ognuno dei suoi 26 scatti mette le immagini che ha visto, i libri che ha letto, la musica che ha sentito e, forse, tutte le persone che ha amato. Osservando una a una le sue foto sembra che il fotografo-narratore arrivi nei luoghi fissati nelle immagini proprio quando il Dio dei poeti e dei fotografi li abbia resi pronti per gli scatti, pronti in quel preciso istante affinché all’appuntamento d’arte qualcuno arrivi e scatti una foto. In qualunque altro istante diverso da quelli in cui Lorenzo mira e scatta sembra che il miracolo dell’incontro e dello scatto non possa più avvenire. I luoghi dei miracoli sono tutti abitati da persone. Ma se nel mirino vede la persona, soltanto la persona, Lorenzo lascia perdere. E’ il suo pensiero che desidera ritrarre. Perché Lorenzo Pompeo mira a ritrarre i pensieri delle persone, non le persone senza pensieri. Le foto dell’antologia poetica in forma di fotografie sono tutte in bianco e nero perché la storia della fotografia sembra che dica che quando si fotografano persone a colori si fotografano i loro vestiti. Ma quando le stesse persone vengono fotografate in bianco e nero si stampano le loro anime. Se poi le foto si accompagnano a didascalie a hoc il giuoco è fatto, si ottiene un libro di poesie nel rapporto inestricabile tra parola e immagine, del tutto simile a ciò che seppe fare Roland Barthes in La camera chiara.Henri Cartier-Bresson era solito dire:«Una fotografia non è né catturata né presa con la forza. Essa si offre. E’ la foto che ti cattura». In Mamma Roma, porca Troia! per Lorenzo Pompeo è esattamente così. Uno studioso della storia fotografica ha scritto:«Il fotografo dilettante si preoccupa di avere l’attrezzatura giusta, il professionista si preoccupa dei soldi e il maestro si preoccupa della luce». Lorenzo Pompeo si preoccupa in tutti i suoi scatti soltanto della luce e se «foto-grafia» significa proprio «scrivere con la luce», Mamma Roma, porca troia! è un poema scritto con la luce, un poema epico in cui l’autore racconta fenomeni, eventi, storie, stati d’animo, posture, sguardi, visi di persone (anziani, giovani, passanti, uomini adulti, fanciulle, donne) e gesti in luoghi scelti come emblemi di Roma, da Piazza del Popolo a Piazza Navona, da Santa Maria in Trastevere a Villa Torlonia, da Viale Jonio a Porta Portese, da Ponte Milvio al Colosseo, da Ponte sant’Angelo a Via Giovanni Amendola, da Piazza Vittorio al Colosseo, passando per il Cancello chiuso dell’Altare della Patria in Piazza Venezia. Nell’album fotografico di Lorenzo Pompeo si avverte una «realtà» così sottile da farsi più reale della stessa realtà, come succede in molti degli scatti dell’antologia in cui l’autore riflette anche sulla poetica delle cose e degli oggetti che hanno un’anima e una storia, come nelle protesi ortopediche in mostra a Porta Portese…Queste meditazioni tematico-estetiche su l’opera fotografica di Lorenzo Pompeo (photographer) a partire dal primo scatto alla Stazione di Tor di Valle possono trovare un arricchimento dalla “Roma” di Murilo Mendes riportata all’ultima pagina della antologia foto-poetica: “I topi, gli scarafaggi in assetto di guerra/ circondano i cesari che rotolano sull’asfalto/ dove slittano le automobili in assetto di guerra/mentre lo scirocco disturba il transistor del vicino/ ed i turisti col cannocchiale rotto/ si godono le scolopendre nei ruderi piranesiani” (ma senza dimenticare Campo dei fiori di Milosz, o Isola Tiberina di Baterovicz). Per Lorenzo Pompeo ogni scatto è una poesia e i luoghi fissati nelle foto sono immagini-parole nel «cerchio del dire», nei luoghi della sua poesia. Scrive Giorgio Linguaglossa:«Nella poesia di Lorenzo Pompeo è avvertibile l’esigenza di porre degli alt, degli stop alla fluidificazione dei segni estetici, di rimettere un po’ di ordine tra il nome e la cosa[…]. La problematica è ben indicata nella poesia di apertura della raccolta, la caduta, dove a cadere è il protagonista, l’alter ego dell’autore[…] La «caduta» è il presupposto per la ripresa, ed è lo «stato» naturale dell’uomo dell’occidente[…]». Lorenzo Pompeo, serio studioso e traduttore della poesia polacca, la lezione della «caduta» l’ha appresa di certo da Tadeusz Różewicz e in ogni scatto-poesia del suo photo-book ha decapitato il tempo e prelevato l’istante, l’infinito istante da congelare, da strappare alla fuga senza fine verso la dimenticanza.
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- Gino Rago
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