SEGNALAZIONE VOLUMI = ROSSELLA CERNIGLIA
Rossella Cerniglia, Teseo (da Mito ed Eros. Antenore e Teseo con altre poesie), Genesi Edizioni, Torino, 2017, pagine 120
Lungo sette componimenti ( Delfi; Il deposito; Medea; Minotauro; Lo sbarco; Il labirinto; Arianna abbandonata ) Rossella Cerniglia propone alla nostra lettura una sua nuova opera poetica. Alla quale l’autrice pone il titolo Teseo. Questo recente lavoro di ricerca di poesia presenta, per omogenea continuità di temi, di linguaggio, di tono ed atmosfera, l’architettura del poema. Ed è una “Water Music”, una musica sull’acqua come quella che Händel compose per il Re Giorgio I d’Inghilterra in una delle sue “cavalcate in barca” sul Tamigi. Rossella Cerniglia riattraversa il mito di Teseo, nato dalla «Inebriata copula» fra Egeo e la giovane Etra, già posseduta divinamente da Poseidone, nel corso dell’incontro propiziato dal re attico. Teseo è destinato dal volere degli dèi a divenire eroe senza rivali, pari soltanto per valore a Eracle.
Dal “deposito” vengono tirati fuori i sandali e la spada. Con quest’arma infallibile supera l’inganno di Medea e il suo disegno, uccidendo Medo e altri malvagi che fino a quel momento avevano seminato ingiustizia e terrore, a cominciare da Procuste.
Ma non si nomina Teseo senza associarlo inestricabilmente al Labirinto, al Minotauro, ad Arianna. E al suo “Filo” come simbolo di via d’uscita da ogni forma o situazione labirintica. Perché davvero divenne prova insopportabile quella di sacrificare al Minotauro, ogni anno, sette giovani e sette fanciulle ateniesi. Teseo viene caricato del compito di porre fine al dolore di questo sacrificio. S’insinua con i giovani e le fanciulle del sacrificio al mostro nato dagli amplessi fra Pasifae e il Toro Bianco, per punizione di Poseidone, ingannato da Minosse. Entra nel labirinto, uccide con quella spada protetta dagli dèi il Minotauro, riesce nell’impresa di uscire dal labirinto riavvolgendo il filo donatogli da Arianna. Teseo vittorioso abbandona Cnosso con l’opera progettata da Dedalo su richiesta del re Minosse e fugge con Arianna.
Ma, in seguito Teseo l’abbandona sull’isola di Naxos e naviga vittorioso verso il padre Egeo. Ma Teseo, vuoi per spossatezza, vuoi per l’ebbrezza della vittoria sul Minotauro, impresa che per sempre liberava gli ateniesi da quel greve tributo umano della talassocrazia minoica, dimentica di issare le vele bianche come concordato con il padre in segno di vittoria. Egeo, in attesa sul promontorio, scorgendo la nave senza vele bianche, credendo Teseo morto, per la disperazione si buttò in mare. Da quel momento quel mare ne prese il nome. E per tutti fu, è, sarà il mar Egeo. Ove cercare le motivazioni poetiche in Rossella Cerniglia o gli antefatti per il poemetto Teseo? Forse in ciò che T.S. Eliot scrisse, riferendosi all’ Ulisse di Joyce, e anche alla poesia di Yeats, nelle riflessioni su quello che definì il «metodo mitico» che l’autore de La terra desolata sentiva come possente «passo verso la possibile resa del mondo moderno in termini artistici». Del resto, la stessa autrice chiude l’idea di Minotauro in questi chiari, ben curati versi: “Orrido mostro che abiti il buio dell’anima/ e i
labirinti del maleficio governi …” nei quali elegge il Minotauro a simbolo del nostro mondo con i suoi mali e con le sue storture. Ma Teseo è chiamato a uccidere il mostro e l’impresa riesce. E Teseo chi è se non il poeta che in questa Water Music l’autrice del poema invita a caricarsi di responsabilità, soprattutto estetiche, per tornare così al suo ruolo vero, al ruolo che il poeta deve sempre avere e in particolare in una stagione in cui l’odio “ S’accampa[…] e s’alimenta/ nei tenebrosi recessi dell’anima…” come succede in questa in cui ci tocca vivere?
Scendiamo in medias res insieme, leggendo questi versi da “Arianna abbandonata”, uno dei sette quadri del polittico-poemetto Teseo: “Isola di Naxos. Mare in tempesta./Fragore d’onda/ sui selvaggi lidi./ Un’ala di gabbiano/per il grigio.//La risacca / cancella orme leggere/ sull’arenile brandelli di vesti/ spazza il vento.//Ma tra le nere chiome/ con l’alito che porta la salsedine/ errante geme una follia:/ Perché sono?[…]”. Anche qui, con versi brevi, icastici, secchi, Rossella Cerniglia raggela immagini, le sottrae al flusso del tempo dei calendari e della clessidra e le consegna al “per-sempre” in un hic et nunc senza spazio e senza tempo: la Cerniglia, poeta-fotografo, prende una decisione estetica e morale in un ottavo di secondo e scatta le sue istantanee in versi.
Con immagini congelate, ma nell’osmosi parola-immagine, la Cerniglia determina uno spazio linguistico di parole-chiave (Isola-Mare-Onda-Lidi-Ala-Gabbiano-Risacca-Orme-Vento-Salsedine-Alito-Follia) e ci lascia una domanda [«Perché sono?»] come deve far la Poesia, la quale non è tenuta a dare risposte, ma è chiamata a porsi e a porre domande. Rossella Cerniglia, in piena consapevolezza degli strumenti linguistico-espressivi che possiede, tenta di muoversi in questo itinerario linguistico all’interno dei legami tra “Essere e Linguaggio” e rivisita il mito di Teseo, ne ricorda gli antefatti, la fine della talassocrazia cretese, la simbologia del labirinto, il nascondimento e il dis-velamento nella «archelingua» heideggeriana.
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Gino Rago
1 Commenti:
Grazie a Gino Rago per le colte, pertinenti considerazioni a commento dei versi del mio poemetto "Teseo". E grazie ad Antonio Spagnuolo per l'ospitalità concessa sul suo blog "Poetrydream". Un caro saluto ad entrambi.
Rossella Cerniglia
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