POESIA = ELLA CIULLA
FINALMENTE DESTI
sulla tua roccia poggia
il mio sentire epifita
che in caldo abbraccio
soffice e lieve
t’avvolge
con rimedio di pianta
lenendo solitudini
cede l’inverno
al rosa al lilla e al porpora
del ciclamino
dalla selvatica corolla a tepali ritorti
cede la luna
alla corte dei lanceolati dardi
del potente bianco riflesso solare
nell’audacia del tempo
che non muore
nell’unica possibile eterna storia
tutto è inizio
mattino profumato
infinita straordinaria primavera
e tu mi ascolti e frizzante corrispondi
parola che abissi ha consolato di disperazione
col cuore spalancato afferri il sogno
che credi in me
che credo in te
*
LA COSA PIÙ INUTILE AL MONDO
[A Sylvia Plath]
Avevo tre anni - io donna bambina -
quando all’Amore offristi
l’ultimo tributo,
servendo al demone contrario
a forno il tuo capo battuto.
Fu la paura,
il Caronte di quella lunazione.
Fu la paura
di vivere, morire, lasciare andare e
incrociare lo sguardo riflesso di un’oscurità
sversante continua sibilante inadeguatezza.
Nel sangue si è fratelli, nel sangue si abbraccia
la disgrazia, la caduta, la miseria.
Certe donne amano così:
goccia nelle crepe di cemento
la poesia si infiltra e affiora
per l’ombra infera del cambiamento
temeraria oltre misura
che senza permesso sradica e sovverte.
Tra pareti marmorizzate di luce, ora,
il velo iridescente di caglio ossidato
l’anima srotola e la pena divora.
Con profumo di miele estremo
inonda già il domani
l’audace ondeggiare del tuo sorriso
e fuori dal recinto s’apre
lo sguardo che sopporta il senso
d’una fitta troppo cieca e travolgente -
riflessione di ritorno struggente
che mai fu favo d’alveare.
Il male d’amore distorto e mancato,
unico peccato
- vampata fulminea,
esilio di via e traccia disgrafica
la cosa più inutile - inutile e inutile!
al mondo.
*
MI SFUGGE IL SENSO
Mi sfugge il senso -
baobab che traversato hai
tutte le stagioni della scrittura -
mi sfugge il senso della tua rincorsa
a questa piccola celeste luna
dai fragili riflessi di cristallo.
Trascorsi sono i variopinti giorni
le vaporose feste
le felici premesse
che né tu né io fummo in grado di sognare.
Esigue ormai sono le ore
rimaste all’eterno accenno
di un volo di farfalla
che da tempo ormai non nutre più sospiri.
Soffiano i venti di una chimera
tentazione improvvisa
banchisa indecisa
abbaglio estremo di scomposta frattura.
A me basta ciò che fu
creatura dell’attimo fuggente
misura del timore
astratto gioco di parole.
A me basta questo riverbero verde
che ancora nell’ignoto se stesso perde.
Mi sfugge il senso
del tempo che consuma
in grani speziati e perle di mare
gli aguzzi cocci, eppure
sempre fioriscono gli sterpi
sempre è vita tra le brulicanti fronde
sempre sussultano le onde.
E dello spazio angusto dato alla promessa
nel dedalo delle insulse circostanze
/e delle inutili mancanze/
mi sfugge il senso del martirio
del fiammeggiare di un troppo perfido delirio
di superna superna potestà.
Nutre ora il cuore segreto sguardo di cruna
mentre di terra, di prato riecheggia la luna.
*
DOVE NUOTANO FELICI GLI IPPOCAMPI
Sei ancora qui, scheggia d’universo
col tuo reificare sogni.
Pensavo di averti eluso
ma accasciato il fare, persiste il tuo cuore
acceso.
Pesantemente rovina il mio dire
adesso che note di mare mi avvolgono
e si fermano le ore al tuo incanto.
Da quali profondità sorgi, angelo oscuro?
Sei ancora qui, e conoscere vorrei
il tuo nascosto mistero che
come luce filtra tra le fronde dei pensieri
come odore muschiato di glicine bianco e miele
come arco che punta l’intimità dei cieli.
E lascio che la vita mi riveli
il volto tuo di sole
il filo conduttore
le preziose trame
e la quieta morbidezza
di lune rosse intonanti Amore.
Varcate le soglie del possibile
ci incontreremo presto
tra praterie d’alghe e giorni assolati di vero
dove nuotano felici gli ippocampi -
fulgore che intride ogni spazio, mio angelo oscuro.
*
ELLA CIULLA
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