SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONINO CONTILIANO
Antonino Contiliano – Ero(s)diade – La binaria dell’asiento---Quaderni di “Collettivo R/ Athaualpa” - Firenze – 2010 – pagg. 87
Antonino Contiliano, l’autore del testo che prendiamo in considerazione in questa sede, è nato a Marsala nel 1942. Suoi articoli, poesie, recensioni e saggi sono stati pubblicati su numerose riviste cartacee e on-line. Ha pubblicato molte raccolte di poesie. Come afferma Sergio Pittavina, nell’esauriente e precisa introduzione al testo, intitolata L’indignazione di Contiliano, come i volumi precedenti, Ero(s)diade presenta percorsi linguistici e ideologici spiazzanti, depistanti, un labirinto di immagini e di suoni in cui il lettore - Teseo rischia di perdersi senza l’aiuto di Arianna, a meno che, e questa è una lettura più maliziosa, come la Erodiade del Vangelo di Marco o del Vangelo secondo Matteo di Pasolini o dell’omonimo dramma di Giovanni Testori, il titolo del libro non alluda, come contropartita, alla danza delle pagine sfogliate, alla richiesta della testa del critico, che osi denunciarne la trasgressione rispetto all’etica – estetica della tradizione letteraria. Ma la (s) introdotta nel nome del personaggio biblico, spezzandolo, ci rimanda più verosimilmente all’autodafé “ero diade”, col quale Contiliano ci avverte della dualità “platonica” della sua storia poetica, dell’uno e del molteplice, della diade infinita, appunto, che è stata l’asse costante della sua ricerca e, per certi versi l’insuperata contraddizione della sua poesia. Ero(s)diade è un testo non scandito è la cifra essenziale della scrittura di Contiliano, pare quella del suo realizzarsi sulla pagina con accensioni e spegnimenti, con una forte dose di visionarietà. È una poesia di non facile fruizione per il lettore, quella del poeta siciliano, che pare, di verso in verso, essere strutturata in micro segmenti, apparentemente staccati l’uno dall’altro. La poetica di Contiliano è del tutto antilirica e antielegiaca e si potrebbe definire, con un termine molto generico “sperimentale”. È sicuramente una poesia dell’intelligenza, quella del nostro, che presenta una dose fortissima di scarto linguistico dalla lingua standard; si tratta di una poesia oscura, nella quale, in ogni singolo componimento, è difficile trovare un filo conduttore. Nella composizione eponima, che apre la silloge, e che ha un carattere programmatico, riscontriamo una serie di nomi, cose dette, e di immagini, apparentemente slegate tra loro, che procedono per accumulo ed assemblaggio in una serie di sette strofe, delle quali tre brevissime e quasi epigrammatiche e quattro più corpose. Contiliano ha la capacità di coinvolgere il lettore con raffigurazioni icastiche e quasi gridate, ma, nello stesso tempo ben controllate. Tutti i componimenti della silloge presentano un titolo. Nella poesia Ero(s)diade sembra che il poeta, con molta bravura combinatoria unisca parole e immagini, apparentemente scisse tra loro, che appartengono a differenti sfere di senso e sensoriali.; vengono detti il cavaliero, il duce, il puzzo e il prepuzio, nel primo verso, termini che, apparentemente, non hanno nulla in comune. Quello che colpisce in questa poesia è l’accostamento di sintagmi e figure che non hanno nulla da condividere tra loro, come dio che gode da solo, la moglie frigida e il supermercato, nel quale l’anima sale sul cestello; inoltre qui si parla di politica ed economia e vengono nominati Mao, il G8, la destra e la sinistra, Mediaset e le bandiere nere; la caratteristica delle poesie di questa silloge consiste nel mettere in scena una serie di cose, tra loro apparentemente irrelate, risultato dell’espressione di uno sguardo attento e frenetico su tutti i settori della vita, dal pubblico al privato e non mancano riferimenti alla storia; caleidoscopica la poesia di Contiliano, nitida, luminosa, caratterizzata da versi veloci e scattanti, nella quale non mancano i termini scientifici. Si tratta, e questo è sicuramente un pregio, di una poesia originalissima e unica nel panorama italiano, poesia sperimentale, ma non accostabile sicuramente né a quella del gruppo ’63 né a quella del gruppo ’93. Nella sua officina il poeta realizza una poesia, frutto di una personalissima e unica ricerca, a livello lessicale e semantico. Potrebbero sembrare delle schegge impazzite i versi di Contiliano, invece trovano nel loro amalgamarsi una loro coerenza, che se non è logica, può esserlo a livello estetico, vista la completa libertà di ogni artista contemporaneo nel gestire la sua materia. Non manca una forte dose di sagace ironia, nelle poesie di Ero(s)diade, raggiunta dal poeta, giocando liberamente con le sue parole. C’è anche da sottolineare una varietà di toni e registri espressivi, nella poesia di Contiliano, che, in alcuni componimenti, si esprime con un tono discorsivo e narrativo, più immediato per il lettore, anche se sempre oscuro e di difficile fruizione. La poesia La veglia dei giorni pare essere più rarefatta e caratterizzata non solo da immagini politiche, storiche ed economiche, ma anche da raffigurazioni atmosferiche, come quando viene detta la calura che evapora. A volte il poeta s’esprime con termini di altre lingue, come il francese e, in questo modo, il discorso diviene ancora più intrigante e un’altra tematica ricorrente è quella erotica, con raffigurazioni scabrose, che non cadono mai nel pornografico. La poesia di Contiliano si realizza, a tutto tondo, come un esercizio di conoscenza.
Raffaele Piazza
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